Eurostat mette a nudo le balle di Renzi su ricerca e cultura: Italia ultima in Ue
Hanno un bel dire il premier Matteo Renzi e la ministra della Istruzione e della Ricerca scientifica Stefania Giannini nel magnificare un giorno sì e l’altro pure gli investimenti del governo nella scuola, nella cultura e nella ricerca scientifica. Purtroppo per loro (e per noi) è solo propaganda ben orchestrata. Tutt’altra musica, infatti, è quella che proviene da Eurostat (l’equivalente europeo del nostro Istat, l’istituto di statistica), secondo cui l’Italia è all’ultimo posto nella Ue per percentuale di spesa pubblica destinata all’educazione (7,9 per cento nel 2014 a fronte del 10,2 della media Ue) e al penultimo posto per quella destinata alla cultura (1,4 per cento a fronte del 2,1 medio Ue).
Siamo primatisti nei costi della politica
Eurostat ha analizzato la spesa governativa dividendola per funzione. L’unico primato italiano rispetto alla media comunitaria – e neppure questa è una novità – riguarda la percentuale di risorse destinate alla protezione sociale sul complesso della spesa pubblica (41,8 per cento a fronte del 40,2 dell’Ue) e per i “servizi generali” (comprensivi degli interessi sul debito). La percentuale di spesa per educazione è scesa di 0,1 punti rispetto al 2013. Se si guarda alla percentuale sul pil – rileva l’Eurostat – la spesa italiana per l’educazione è al 4,1 per cento a fronte del 4,9 della media europea, penultima dopo la Romania (3 per cento) insieme a Spagna, Bulgaria e Slovacchia. Per la protezione sociale l’Italia spende il 21,5 per cento del Pil (19,5 la media Ue) ai primi posti dopo Finlandia, Francia, Danimarca e Austria.
Eurostat: Italia fanalino di coda sull’istruzione
L’Italia resta invece un pachiderma per i servizi generali, l’area nella quale sono compresi oltre agli interessi sul debito le spese per gli organi elettivi (i costi della politica) e gran parte delle spese per il funzionamento della pubblica amministrazione. In quest’area l’Italia spende l’8,9 per cento del pil (a fronte del 6,7 medio Ue) e il 17,4 per cento della spesa pubblica a fronte del 13,9 in Ue (in calo rispetto al 17,5 del 2013 quando in Ue era al 14,1). Per la sanità il nostro Paese spende il 7,2 per cento del pil (in media con l’Ue) e il 14 della spesa pubblica (15 per cento in Ue). Dove tocchiamo davvero il fondo è il settore dell’educazione terziaria, ovvero universitaria e post universitaria, e nella ricerca con in misero 0,3 per cento che ci rende fanalino di coda in Ue, lontanissimo dalla Germania (0,9 sul pil e 2 sulla spesa pubblica).