Jobs Act anche in Francia? Scoppia la protesta contro il “renziano” Valls

8 Mar 2016 8:25 - di Redazione

Valanga di firme in Francia contro il progetto di riforma del codice del lavoro voluto dal premier Manuel Valls, una sorta di “Jobs Act” alla francese. Secondo quanto riferiscono i media transalpini, la petizione, lanciata online dalla sindacalista Caroline De Haas, ha superato il milione di firme: un record assoluto francese per una petizione online.

Jobs Act in Francia: Valls seppellito dalle firme contro

Calano i licenziamenti e aumentano, nel contempo, i contratti stabili. Il primo anno di «Jobs Act» – la legge che ha introdotto le tutele crescenti e mandato in soffitta l’articolo 18 – si chiude con una tendenza positiva: secondo i dati del ministero del Lavoro nell’arco del 2015 i licenziamenti sono scesi dell’8,4%, fermandosi a quota 841.781, si legge su “La Stampa”. Specularmente i contratti a tempo indeterminato – anche se ormai in una declinazione diversa dal mitico posto fisso a vita – sono cresciuti del 43,6%. Sono infatti stati attivati 2.346.101 nuovi contratti a tempo indeterminato.

Rispetto al 2014 si tratta di quasi 712 mila assunzioni stabili in più.

Negli ultimi 3 mesi del 2015 il dato dei nuovi contratti a tempo indeterminato è addirittura raddoppiato rispetto allo stesso periodo di un anno prima: si è passati da 368mila a quasi 740mila rapporti di lavoro stabili, con un aumento, per l’appunto, del 100,9%. In generale si riducono invece i contratti di lavoro a tempo determinato che scendono, su base annua, del 7,7% (meno 123.910 unità), l’apprendistato e le collaborazioni calano, rispettivamente, del 17,7 e del 40,4%. Insomma, nuovi numeri che confortano il governo a un anno dalla riforma: «Il bilancio è molto positivo – dice il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio -: oltre 750 mila contratti di tempo indeterminato danno una cifra straordinaria di cambiamento nel sistema italiano. La creazione di centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro e il dimezzamento delle ore di cassa integrazione, danno dei numeri che non sono discutibili sull’efficacia di queste misure. Se tutti gli anni andassero cosi, avremmo da festeggiare». I licenziamenti hanno ulteriormente tirato il freno nell’ultimo trimestre del 2015, quando sono calate del 14,9%, con 42.487 allontanamenti in meno. Va meglio soprattutto per gli uomini (-18,4%), mentre la discesa per le donne è più lenta: -9,3%. Segno, commenta Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, che «le donne continuano a pagare un prezzo altissimo sul fronte del lavoro, sia nel trovarlo che nel perderlo».

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