Il legale di un ostaggio ucciso in Libia contro il governo: “Troppe reticenze”
«Dopo tante reticenze, segreti e misteri, la famiglia Failla pretende ora delle spiegazioni: come è stato possibile che in Libia appena 24 ore dopo la morte di Salvatore Failla e Fausto Piano siano stati liberati gli altri due connazionali, Gino Tullicardo e Filippo Calcagno?». È quanto si domanda l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, legale dei familiari di Failla. «Al di là della bella notizia legata alla loro liberazione – prosegue il penalista – la famiglia Failla vuole vederci chiaro in questa vicenda e qualcuno dovrà pur darle delle risposte. Fino ad ora la famiglia Failla è stata zitta ma adesso farà sentire le sue ragioni in tutte le sedi. Per questo motivo, verrà nominato un consulente tecnico che possa prendere parte all’accertamento medico legale disposto dalla Procura di Roma quando saranno riportate in Italia le salme». Il legale di Failla, chiede inoltre di «accertare eventuali responsabilità della società Bonatti sulla mancata sicurezza per i quattro tecnici che non avevano nessuna protezione». Salvatore Failla è infatti morto (assieme a Fausto Piano) in circostanze ancora da chiarire, in Libia, dove si trovava sequestrato da circa otto mesi. «È un dato di fatto che i quattro – aggiunge il penalista – abbiano dovuto compiere il trasferimento da Tunisi al compound dove avrebbero dovuto lavorare senza alcuna scorta armata e senza alcuna protezione». Caroleo Grimaldi, riferendosi a indiscrezioni secondo cui sui corpi di Failla e Fausto Piano sarebbero stati riscontrati colpi di arma da fuoco alla nuca, afferma che si tratta di «un elemento inquietante». «Fino ad adesso abbiamo mantenuto un riserbo perché eravamo consapevoli della delicatezza della situazione ma da oggi in poi parleremo perché vogliamo risposte e chiarezza», conclude il penalista.
Dalla Libia rivelano: gli ostaggi italiani liberati da un blitz
Un sito in genere informato sulle vicende in Tripolitania, il Libya Observer, cita imprecisate fonti per sostenere che Gino Pollicardo e Filippo Calcagno «sono stati salvati in un raid condotto in uno dei covi dell’Isis nella parte sud di Sabrata». Le fonti hanno precisato che «una combattente tunisina dell’Isis arrestata» ha informato le autorità di Sabrata sul posto dove erano tenuti i due ostaggi italiani. La circostanza della confessione della donna coincide con quanto rivelato giovedì da una fonte ufficiale del Consiglio militare di Sabrata.