Lite in carcere: musulmano non vuole che il compagno di cella mangi maiale
Lite in carcere: un tema abusato e ricamato da sempre. Cinema di ambientazione penitenziaria e letteratura carceraria tramandano da sempre il racconto della lotta per l’affermazione del potere in carcere: botte da orbi, risse colossali e persino misteriosi omicidi da sempre animano il mito della guerra tra bande – o tra aspiranti capi – perennemente in corso tra le mura degli istituti di pena disseminati per il mondo. Adesso però il mito dovrà necessariamente aggiornarsi alle ultimi “evoluzioni” della cronaca che, in materia di botte in cella, registra l’ultimo singolare caso: quello di una lite tra un detenuto di fede musulmana e il malcapitato compagno di cella sulla “supremazia del menù”…
Lite in carcere tra un musulmano e un italiano
Già, perché proprio di questo si è trattato, a grandi linee, nel caso su cui la Polizia penitenziaria ha avviato i necessari approfondimenti, e che si è verificato nei giorni scorsi in carcere a Bologna: botte in carcere tra due detenuti costretti a dividersi la cella. Motivo del contendere? L’acquisto di prodotti con carne di maiale. Dunque il pranzo – o meglio, i rimandi religiosi che può comprendere e i tabù alimentari che ne potrebbero derivare – avrebbe fatto scattare la rissa tra i due, a seguito dell’intervento delle forze dell’ordine separati in due spazi diversi.
Botte in cella: maiale sì o maiale no?
Secondo quanto fin qui ricostruito, i problemi tra i due contendenti, un italiano e un nordafricano, sarebbero sorti intorno al cibo: il primo avrebbe riferito che il compagno di cella non gli avrebbe consentito di comprare generi alimentari di origine suina perché «non vuole l’origine del peccato nella propria cella». Notoriamente, infatti, secondo il credo musulmano il maiale è bandito dalle tavole dei seguaci del Corano in quanto animale impuro. Ma il detenuto italiano, evidentemente per nulla d’accordo sull’esclusione di salame e braciole dalla sua alimentazione, e nient’affatto intenzionato a demonizzare l’animale e il suo succulento utilizzo gastronomico, avrebbe obiettato le sue argomentazioni al compagno di cella. E più che la fede è stata la fedina penale a fare evidentemente la differenza… Ora sono scattati i dovuti accertamenti e della vicenda sono stati informati anche i dirigenti dell’istituto penitenziario bolognese. Non è dato sapere, però, se intanto il pasto giornaliero servito ai due abbia dato ragione all’uno o all’altro