Meloni: «Ma in Italia l’8 marzo vale anche per le donne musulmane?»

8 Mar 2016 11:34 - di Robert Perdicchi

Nel giorno della Festa della donna, oltre la retorica, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni preferisce porsi e porre sul proprio profilo Facebook un quesito di fondo che riguarda l’integrazione etnica e religiosa in Italia, ragionando su quelle barriere su cui, oggi, a beneficio del gentil sesso, dovremmo fare qualche riflessione in più: «Nel giorno dell’8 marzo, Festa della donna, mi avete segnalato una notizia che fa rabbrividire. In provincia di Bologna una ragazza nordafricana di 14 anni sarebbe stata picchiata e maltrattata dai genitori e dai fratelli di religione musulmana perché troppo “occidentale”. Come punizione le avrebbero addirittura sfregato del sale sugli occhi. Se la notizia dovesse essere confermata, ci troveremmo di fronte ad un fatto gravissimo. Se i genitori e i fratelli di questa ragazza, alla quale va tutta la mia solidarietà, amano tanto la Sharia e l’Islam, tornino pure da dove sono venuti. In Italia non c’è posto per bestie come loro. Voi che ne pensate?». Forse bisognerebbe chiedere cosa ne pensano anche a un bel po’ di colleghi politici della Meloni, che si ostinano a non vedere una pesante barriera culturale esistente anche in Italia sul fronte dell’emancipazione femminile, soprattutto se si parla di donne islamiche. Invece il Pd pensa alle atlete: «La giornata internazionale della donna ci ricorda come la strada per la parità dei diritti e per la libertà delle donne sia in alcuni paesi del mondo ancora lunga», dice la deputata del Pd Laura Coccia, che ricorda la sua proposta di legge che stabilisce di correggere l’impostazione della legge garantendo finalmente alle atlete gli stessi diritti e le stesse tutele dei loto colleghi uomini. «Finalmente si apre in Parlamento la discussione sui diritti delle donne nello sport». E le discriminazioni? Gi abusi? Le violenze?

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