Una missione spaziale “made in Italy” cercherà tracce di vita su Marte
È partita alle 10.32 (ora italiana) la missione europea ExoMars, che porta l’Europa su Marte a caccia di vita: il razzo Proton che trasporta la sonda e il modulo di atterraggio è stato lanciato dalla base russa di Baikonur (Kazakhstan). Comincia una missione unica organizzata dalle agenzie spaziali di Europa (Esa) e Russia (Roscosmos), e alla quale l’Italia partecipa con Agenzia Spaziale Italia (Asi) e con l’industria, rappresentata da gruppo Finmeccanica e Thales Alenia Space Italia. Quella appena partita è la prima fase della missione ExoMars, mentre la seconda fase è prevista nel 2018 e dovrà portare sulla superficie marziana un rover equipaggiato con un trapano che perforerà il suolo fino a due metri di profondità. Il Proton sta portando in orbita la sonda Tgo (Trace Gas Orbiter), che resterà nell’ orbita di Marte per sette anni, e il lander Edm (Entry, Descent and Landing Demonstrator), il veicolo dedicato all’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli, che dovrà dimostrare la capacità dell’Europa di posarsi sul suolo di Marte. Il viaggio durerà circa sette mesi e l’arrivo nell’orbita di Marte è previsto per il prossimo 16 ottobre, quando il modulo Schiaparelli si sgancerà per scendere sul pianeta, il 19 ottobre.
Su Marte una missione “made in Italy”
Dunque, il prossimo 19 ottobre un veicolo progettato e costruito in Italia, e dedicato all’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli, si poserà sul suolo di Marte dopo aver affrontato una corsa avventurosa di 400 secondi attraversando l’atmosfera marziana e atterrando nel pieno di una violenta tempesta di sabbia: l’occasione migliore, per gli strumenti italiani che ha a bordo, per catturare dati scientifici. Basta questo per dire che nella missione ExoMars, nata dalla collaborazione fra le agenzie spaziali europea (Esa) e russa (Roscosmos), l’Italia ha un ruolo di primo piano con l’Asi che è il primo contributore della missione e partecipa con 350 milioni di euro, pari al 32% del valore complessivo di 1,3 miliardi per entrambe le fasi della missione: quella in corso e la seconda fase prevista nel 2018 con l’invio della superficie di Marte di un rover con un trapano che perforerà il suolo del pianeta fino alla profondità di due metri. Come detto, è in prima fila anche l’industria italiana,con Finmeccanica e Thales Alenia Space Italia (Thales-Finmeccanica), alla quale l’Esa ha affidato la leadership di entrambe le missioni e la responsabilità complessiva di tutti gli elementi. Nei suoi stabilimenti di Torino ha realizzato il modulo di atterraggio Schiaparelli e per la missione del 2018 si occuperà del progetto del rover. I veicoli spaziali sono stati realizzati negli stabilimenti della Finmeccanica di Campi Bisenzio e di Nerviano. In questi ultimi, per esempio, viene realizzato il trapano destinato a perforare il suolo marziano nel 2018. La Telespazio (Finmeccanica-Thales) ha contribuito al centro di controllo lander Schiaparelli, gestito dall’Altec, la società nata dalla collaborazione fra Thales Alenia Space e Asi, e alla realizzazione delle infrastrutture che permetteranno il controllo del rover nella missione del 2018. Importante anche il contributo scientifico dell’Italia, con Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), università di Padova, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). L’Inaf, con l’Osservatorio di Capodimonte, ha realizzato lo strumento Deams che, sul lander, rileverà i dati meteo, mentre con l’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (Iaps) di Roma ha messo a punto lo spettrometro per le analisi del sottosuolo, destinato al trapano. L’università di Padova ha contribuito con lo strumento Amelia, che registrerà dati durante la discesa al suolo del lander. I Laboratori Nazionali di Frascati dell’Infn hanno contribuito con lo strumento Inrri.