Putin accusa: «Fallita la campagna di fango dell’Occidente contro la Russia»

16 Mar 2016 14:36 - di Redazione

I tentativi dell’Occidente di dipingere l’operazione militare russa in Siria come un nuovo Afghanistan sovietico sono falliti: lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, a Radio Govorit Moskva. «È stata una campagna d’informazione ben preparata per rappresentare tutte le azioni delle forze aeree russe come un nuovo Afghanistan, perché per noi è molto doloroso e colpisce praticamente chiunque», ha dichiarato Zakharova, concludendo poi che «tutta questa campagna è fallita». Intanto si apprende che la questione siriana sarà il tema principale della visita in Russia del segretario di Stato americano, John Kerry, prevista per la prossima settimana: ha precisato ancora la portavoce del ministero degli Esteri russo. Il segretario di Stato Usa infatti potrebbe incontrare anche Vladimir Putin nella sua visita in Russia in agenda la prossima settimana: lo sostiene il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, precisando che oltre alla questione siriana, Mosca è pronta a discutere con Washington anche il conflitto in Ucraina e la messa in atto degli accordi di Minsk. A quanto si apprende, è stato il John Kerry a chiedere di visitare Mosca. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov confermando che incontrerà Kerry. «La questione siriana – ha dichiarato il capo della diplomazia russa – sarà uno dei temi principali, ma spero che parleremo anche di altri aspetti della situazione in Medio Oriente». In definitiva, ha aggiunto Peskov, la Russia è soddisfatta dagli sforzi congiunti con gli Usa per promuovere il processo di pace in Siria: «La prontezza a coordinare questi sforzi è senz’altro ciò che suscita soddisfazione», ha affermato Peskov.

Putin incontrerà presto John Kerry a Mosca

Tuttavia, nel giorno del quinto anniversario dell’inizio delle violenze in Siria la ribellione armata contro il legittimo governo di Damasco continua. Nonostante l’annuncio del presidente russo del ritiro di parte delle truppe. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna si dicono cauti, anche perché mentre i primi jet russi tornavano in patria, altri proseguivano in Siria i raid aerei assieme ai caccia governativi. L’Iran parla di un «segnale che potrebbe essere positivo» e assicura che continuerà a sostenere la Siria nella lotta al terrorismo, mentre l’opposizione siriana rilancia: è necessario il ritiro di tutti gli stranieri. Sul terreno sono proseguiti intensi i raid russi e governativi, mentre l’Isis ha smentito subito le notizie confermate dal Pentagono della morte del sedicente “ministro” della difesa dell’Isis, Omar il Ceceno, che secondo gli Usa e altre fonti irachene sarebbe stato ferito gravemente in un raid aereo nei pressi di Raqqa. I bombardamenti sono avvenuti in particolare nell’area di Palmira, in mano all’Isis e nota per il sito archeologico romano e patrimonio Unesco dell’umanità. Da Mosca è stato ribadito che la Russia continuerà i raid aerei conto obiettivi terroristici in Siria. Anche se «è ancora presto per parlare di vittoria sul terrorismo», ha dichiarato il vice ministro della Difesa Nikolai Pankov. In tal senso, il contingente militare che resta in Siria – protetto dal sistema antimissilistico S-400 – continuerà a colpire i terroristi islamici. Damasco comunque si aspetta che ora gli Stati Uniti «facciano pressione su coloro che non accettano una soluzione in Siria», ovvero sulle opposizioni. Secondo la Cina la decisione di Mosca «invierà un segnale positivo alla comunità internazionale, specialmente alle parti in causa in Siria, e le spingerà a risolvere la questione siriana attraverso il dialogo e il negoziato».

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