Putin la spunta in Siria: Assad rimarrà al suo posto. Gli errori di Ue e Usa
In Siria ha vinto Vladimir Putin. Non lo ammetteranno mai, ovviamente. Ma la realtà è questa. Hollande, Merkel, Cameron e Renzi hanno discusso in queste ore proprio con Putin della situazione in Siria. E il fatto è già una implicita ammissione. La capacità di visione geopolitica del leader del Cremlino ha infatti avuto la meglio sulla scalcinata alleanza messa in piedi da un Obama mostratosi sempre più inadeguato. Il fatto è che, partiti per suonarle al giovane Bashar al-Assad e per pretenderne dimissioni ed esilio, Europa e Usa hanno finito per cacciarsi in un vicolo cieco: con il concreto pericolo che le loro attività belliche potessero favorire ed accrescere il potere dei tagliagole dello Stato Islamico di al-Baghdadi. Cosa puntualmente verificatasi sino all’intervento russo. Il capolavoro di Putin è stato proprio quello: capire l’errore occidentale e porsi come unico rimedio. Putin che perciò, non solo ha schierato le sue forze aeree contro l’Isis, ma ha inviato sul campo i suoi soldati. Russi che hanno trovato sul terreno siriano naturale alleanza con i Pasdaran iraniani e le milizie libanesi di Hezbollah venuti a combattere al fianco delle truppe di Bashar al-Assad contro gli odiati sunniti del Califfo foraggiati dai sauditi e probabilmente anche dai turchi che non vedono l’ora di poter chiudere i conti con i loro nemici Curdi. Gli attentati di Parigi, hanno poi fatto il resto. L’Occidente spaventato dallo Stato islamico e incapace di un intervento risolutivo ha di fatto accettato la supremazia della Russia di Putin. E senza nemmeno capirlo hanno scelto Assad, il male minore. Gli ultimi screzi tra Stati Uniti e Turchia confermano questa tesi. Pochi giorni fa, infatti, l’America ha ribadito che «non considera terroristi» i curdi del Pyd, la cui milizia Ypg in Siria sta efficacemente contrastando lo Stato islamico e allargando le zone sotto il proprio controllo lungo il confine con la Turchia, facendo ulteriore pressione sui ribelli di Aleppo. Ecco che, dalla complessità evidente dello scacchiere mediorientale, emerge la capacità politica e deduttiva di Vladimir Putin. E l’insipienza dei leader europei e degli stessi attuali vertici dell’amministrazione americana. Morale della favola: tra poco vedremo le elezioni in Siria. Una tornata che vedrà il consolidamento di Assad. E la definitiva vittoria di Vadimir Putin.