Sono senza ritegno: ora giustificano l’utero in affitto con la Bibbia
Pur di raggiungere il loro scopo, arrivano a strumentalizzare qualsiasi parola, persino i testi sacri. Ma arriva subito lo stop: usare l’esempio della Bibbia per giustificare l’utero in affitto è un errore. Lo ha affermato il Rabbino Capo della comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni durante un convegno su “Bioetica e Pediatria”.
Abramo e l’utero in affitto
Alcune persone a favore della pratica dell’utero in affitto, ha spiegato Di Segni, citano ad esempio il caso della moglie di Abramo, Sara, che prende il figlio concepito dal marito e da una schiava. Proprio il fatto che la persona che ha ceduto l’utero sia priva della libertà personale rende l’esempio sbagliato. «Trovare nella Bibbia una giustificazione dell’esistenza dell’utero in affitto è un errore perché ci sono delle differenze significative, si è trattato di una procedura fatta usando letteralmente delle persone che avevano limitata libertà di scelta, se si fa della maternità surrogata il simbolo della libertà il modello biblico è un pochettino traballante».
Il no del Comitato nazionale di bioetica
Ma non solo. «È molto difficile che le donne che si prestano alla pratica dell’utero in affitto lo facciano senza costrizioni economiche, anche quando teoricamente si tratta di un gesto volontario». Lo ha affermato Lorenzo D’Avack, presidente del Comitato Nazionale di Bioetica. «L’autodeterminazione della donna prevede la possibilità di dire sì o no, senza pressioni economicbe o sociali e questo è una scambio che probabilmente rifiuterebbero se fossero nelle condizioni di farlo. Nessuna trasparenza ed equità possono essere garantite. C’è il rischio che si venga a creare una classe di venditori poveri e acquirenti ricchi».