Alemanno: «La corruzione a Roma nasce con il potere della sinistra»
In politica si può vincere e si può perdere. Ma è una follia pretendere che una sconfitta porti inevitabilmente all'”anno zero” . Ogni esperienza politica contiene un insegnamento. Che serve per ripartire. Il libro di Gianni Alemanno, Verità Capitale (Koinè Nuove Edizioni) è un libro onesto e coraggioso. Un libro che è importante leggere per capire quali siano i veri nodi da sciogliere per rigenerare una città fatale e tragica come Roma. Una testimonianza a beneficio di tutti e, in particolare, a beneficio di una destra che voglia ritrovare se stessa e il senso della propria missione. Alemanno ricorda che, governare Roma, al di là della facile propaganda di queste settimane elettorali, è impresa da far tremare i polsi a chiunque. E ciò per la “morsa insostenibile” dei “meccanismi sovrastanti e sottostanti la Capitale” e dei suoi “retaggi storici” . Questi meccanismi non sono il frutto di una calamità naturale, ma il prodotto del sistema di potere instaurato dalla sinistra in decenni di occupazione dell’istituzione capitolina, con la conseguente affermazione di una burocrazia comunale potente, vischiosa e pervasiva. I maccanismi criminogeni della corruzione e dell’ingovernabilità nascono qui. Dietro la facciata “buonista” di Veltroni e “piaciona” di Rutelli questo sistema oscuro e impenetrabile ha prosperato allegramente. Le vulgate giornalistiche seguite all’inchiesta Mafia Capitale, con l’infamante teorema “fascio-mafioso”, sono servite a nascondere le vere e originarie responsabilità politiche dello sfascio romano. Il rammarico di Alemanno è anche per gli “amici del centrodestra” che sono fuggiti in “ordine sparso dalle proprie responsabilità” e che hanno “operato una rimozione sugli errori collettivi” , offrendo pertanto un “assist alla sinistra, che ha potuto nascondere dietro di noi le sue responsabilità”. Il libro di Alemanno è stato presentato questa mattina a Roma, insieme con l’autore, da Franco Bechis, Gianmarco Chiocci, Antonio Padellaro, Gaetano Pedullà.
Le cause “sistemiche” della corruzione
La testimonianza di Alemanno contiene un’analisi sulle cause della corruzione, che non vanno attribuite semplicemente alla politica, come vorrebbe la retorica sulla “casta” che s’è sprigionata dall’omonino libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Queste cause sono di carattere «sistemico e non semplicemente di natura etica». Tre i motivi di fondo: «Il primo legato alla perdita di sovranità nazionale, il secondo al funzionamento dell’apparato burocratico, il terzo come azzeramento dei partiti politici». Il refrain, imposto da questi anni di tormentone “anti-casta”, è quello che l’infezione dipenda dalla politica. In realtà, il potere reale sui soldi passa per la burocrazia. Si tratto di un effetto perverso prodotto dalle leggi Bassanini. «Secondo queste leggi – scrive Alemanno – il decisore politico può approvare le norme, dare un indirizzo politico di carattere generale e programmare gli interventi, ma è la pubblica amministrazione che deve, in piena autonomia, gestire gli appalti, gli affidamenti, i finanziamenti diretti alle imprese e alle persone».
Il dissesto finanziario ereditato da Veltroni
Quando Alemanno diventa sindaco deve subito affrontare l’emergenza finanziaria ereditata dalla giunta Veltroni, una voragine che s’è prodotta a dispetto della buona stampa di cui tale giunta ha sempre goduto.«Il “mago” Veltroni, il brillante intellettuale, il maestro della comunicazione, era riuscito a vendere a tutti, anche agli avversari politici, una grande illusione: l’immagine di un Campidoglio proiettato nel futuro». Ma la situazione è ben diversa. «I progetti-vetrina di Veltroni emergevano in un mare di approssimazioni, caos, dissesto finanziario». Il “lascito” di Veltroni ad Alemanno è tragico. Il nuovo sindaco ha appena messo piede nel suo ufficio che riceve subito la visita del segretario generale del Comune, Vincenzo Galliani Caputo, il quale gli annuncia funereo: «Non abbiamo i soldi neppure per pagare gli stipendi». Alemanno non si vuole limitare a metterci una toppa temporanea. Ma non è impresa facile, anche perché Tremonti vorrebbe cinicamente il default del Comune di Roma in modo da far risaltare drammaticamente le responsabilità sia di Veltroni sia di Rutelli. Per Roma sarebbe il disastro. «Alla fine – racconta Alemanno – , con l’aiuto di Gianni Letta e Gianfranco Fini riuscimmo a spuntarla ottenendo una vera e propria legge speciale costruita su misura per Roma e fortemente innovativa da un punto di vsta giuridico e contabile».
Il “Partito-Comune” della sinistra
Il dissesto finanziario e amministrativo di Roma ha comunque radici lontane. E non comincia con le giunte Rutelli e Veltroni, ma con l’affermazione stessa del vecchio Pci nella Capitale. È dal tempo dell’elezione a sindaco di Guido Carlo Argan, nel 1976, che comincia l’edificazione del sistema di potere della sinistra a Roma. Tale sistema si esprime in una sorta di compenetrazione tra l’apparato di partito e la macchina amministrativa. Alemanno lo chiama il “Partito- Comune”, che scaturisce, nei decenni, dal «serpentone Pci-Pds-Ds-Pd». La sinistra capitolina «faceva crescere uffici e dipartimenti a sua immagine e somiglianza». Le cooperative e le altre aziende compiacenti «garantivano posti di lavoro e sponsorizzazioni in cambio di appalti e concessioni sapientemente distribuite». Ogni dirigente capitolino diventava così una «sorta di totem». La macchina del Comune si fa sempre più opaca, oscura e impenetrabile. I vecchi dirigenti sono custodi di un sapere «esoterico di relazioni economiche impenetrabili».
“Una prima isolata avanguardia”
Al dunque, quando la destra conquista la guida del Campidoglio, si ritrova davanti una vera e propria casta di potentissimi mandarini. Non è pertanto la destra che porta la corruzione a Roma , come vorrebbe certa vulgata politica e giornalistica. Accade infatti – annota Alemanno – che l’«apparato ereditato dalla sinistra comincia a dare il peggio di sé», passando dallo «scambio di favori per la gestione del potere politico al trasferimento di denaro per soddisfare bisogni individuali e di gruppo». Di qui anche il «sottile boicottaggio» dell’attività comunale, di cui a farne le spese sono soprattutto i cittadini. La situazione non cambia con l’avvento di Ignazio Marino. «Pensiamo solo ai vigili urbani in malattia e in permesso nella notte di Capodanno 2015». Il «sindaco- marziano» è percepito come estraneo dall’apparato e non riesce a stabilire una forma di emapatia né con i dipendenti comunali né con la città». Le capacità di ricatto politico di questo sistema sono notevoli. Come scardinare tale sistema? Alemanno si rimprovera di non aver gettato “più spesso” sul tavolo le dimissioni , “come quando – scrive – le utilizzai per imporre a Tremonti di non far fallire Roma all’inizio del mio mandato”. Però ribadisce che del “profondo cambiamento necessario a Roma noi siamo stati una prima isolata avanguardia“. Questo libro servirà sicuramente a fare chiarezza e a diradare la nebbia della propaganda. La Verità (soprattutto se Capitale) è, per dirla con Antonio Gramsci, sempre rivoluzionaria.