Candidati del centrodestra a Roma: fate presto a trovare un accordo
Ma, alla fine, chi è che ha davvero ragione in un centrodestra romano dove tutti sembrano aver ragione? Da settimane, anzi mesi, registriamo accorati appelli all’unità lanciati da ciascuno dei quattro (diconsi quattro) candidati a sindaco della Capitale, ognuno dei quali – beninteso – aspetta che a sciogliersi e a farsi annettere sia il rivale. E di appello in appello siamo arrivati a un passo dalla ufficializzazione delle liste in ordine più che sparso. Certo, un po’ di ragione ce l’ha Giorgia Meloni quando rispondendo via Facebook a un cittadino che le chiedeva perché mai Berlusconi insistesse tanto con Guido Bertolaso ha sconsolatamente ammesso «non lo so», per poi aggiungere: «Davvero non lo capisco più, chiedetelo a Berlusconi».
Centrodestra capitolino sempre in ordine sparso
La leader di FdI-An non si capacita di tanta ostilità perché sente profumo di ballottaggio. Ma è proprio per questo che ha ragione anche Francesco Storace quando rivela in un tweet «di brutti veti su di me da parte di Giorgia Meloni». Sentirsi discriminato da una che si sente discriminata e nello stesso tempo anela alla vittoria non è proprio il massimo della vita. Oltre che predicata, l’unità del centrodestra va soprattutto praticata. E quindi ha ragione anche Brunetta che in un’intervista al Mattino di Napoli si apre il varco con la “pazza idea” di un «nuovo Predellino» con cui far nascere a Roma una «lista unitaria capace di rivoluzionare l’offerta politica». Ma è un obiettivo, almeno al momento, bello e impossibile: troppe rivalità e qualche insulto di troppo. E quindi ha ragione anche Matteo Salvini a prendere cappello nei confronti di Berlusconi per quel «troglodita» apparso in un post di Francesca Pascale, che del Cavaliere è la fidanzata ufficiale e – secondo il leader leghista – anche una nefasta ispiratrice. «Quando Berlusconi rientra a casa e ha una signorina di fianco che passa il tempo a darmi del “troglodita” sui social network, non deve essere facile» conclude rassegnato Salvini, che non esita ad additarla come colei che fa cambiare posizione «tre volte al giorno» all’ex-premier.
L’unità va praticata oltre che predicata
Ma è proprio qui che casca l’asino e che la ragione s’invola verso il Cavaliere. Come dimenticare, infatti, che intanto aveva scelto Bertolaso perché confortato dall’appello a candidarsi rivolto a Mister Emergenza con tanto di firme in calce di Salvini e Meloni? E perciò come dar torto al povero Bertolaso, convinto da quell’appello corale del centrodestra a interrompere i suoi programmi africani per correre a Roma in veste di salvatore della patria, quando, con amara ironia, ricorda la «bizzarra situazione» per cui «tutti dicono che sono un grande tecnico e mi vorrebbero in squadra, ma solo per fare il city manager degli altri candidati e non il sindaco». Già, chi ha ragione?