Cellula dormiente a Ravenna? Indagato un curdo per terrorismo
Un cittadino di origine curda che da tempo vive a Ravenna con la famiglia, è stato indagato dalla Dda di Bologna in seguito a specifica informativa dell’Antiterrorismo della polizia. All’uomo – come riportato dalla stampa locale – nei giorni scorsi è stato sequestrato il computer. Nel decreto a firma del pm bolognese Antonello Gustapane si fa riferimento a una non meglio specificata organizzazione terroristica attiva in Iraq. Nel documento sono contenuti pure riferimenti per un possibile soldo (la paga del soldato) da 2.500 euro e per parte di un bottino di guerra. Determinante per le verifiche in tal senso delle Digos di Ravenna e Bologna, sarà l’imminente analisi dei file contenuti nel computer.
Ravenna, insospettabile base per l’Isis?
Ravenna, che ha la più grande moschea del nord Italia, potrebbe essere una sede insospettabile di reclutamento dell’Isis. A sollevare i primi sospetti, la morte nell’aprile del 2015 di un militante dell’Isis in Siria. La foto del combattente, ucciso da un cecchino, era stata riconosciuta da una donna residente proprio a Ravenna, così come raccontato da una 34enne ravennate sposata con un uomo tunisino al giornalista Gabriele Vattolo di Veneziatoday. «Quel ragazzo si chiama Neji. Quando abbiamo visto la foto io e mio marito l’abbiamo riconosciuto subito, spesso ci uscivamo insieme quando abitava a Ravenna. Poi è diventato un fanatico dopo essersi trasferito a Milano. Da quel momento è cambiato tutto. Ci hanno detto che è morto in un bombardamento ai primi di febbraio. Mio marito è un suo connazionale, abbiamo saputo che a novembre era partito per la Siria per combattere con l’Isis. Il suo fanatismo era cosa nota, visto che anche il suo profilo Facebook era stato chiuso per i messaggi che di volta in volta postava».