«Così Leila, cane pastore anti-mine, ci salvò da morte certa in Afghanistan»

2 Apr 2016 17:21 - di Roberto Frulli

Le hanno soprannominate i “soldati perfetti”. Perché non dormono mai. Con la pioggia, il freddo, di notte, sono sempre pronte a colpire. A distanza di anni. Indiscriminatamente. Sono le mine. Tante, tantissime, disseminate ovunque. Sparpagliate ai quattro angoli del mondo. Terribili e letali. Colpiscono spessissimo i bambini, ad anni di distanza dalla guerra, quando oramai i conflitti sono sopiti e nessuno ricorda più che lì, sotto il terreno, nascoste fra le foglie, le mine, interrate anni prima, sono sempre pronte ad esplodere.
«Odio questi ordigni perchè colpiscono, ad anni di distanza dai conflitti, persone innocenti, contadini che tornano a lavorare i campi ma soprattutto i bambini perchè sono quelli che corrono di più e sono curiosi», dice Staffan de Mistura, inviato speciale Onu in tante zone di guerra, e oggi in Siria. La tregua da lui tessuta in quel Paese regge. E, per un momento il diplomatico svedese naturalizzato italiano si concede di parlare di altro. Di Palmira e dell’opera di bonifica, in corso in questi giorni. Dei monumenti minati dall’Isis per distruggere insieme vite umane e cultura. E, sopratutto, di mine. Alla vigilia della Giornata internazionale contro le mine, de Mistura affonda nei ricordi di una carriera passata fra i conflitti. Sempre con quelle trappole terribili a seminare morte. «Ho visto saltare sulle mine antiuomo e morire amici, colleghi, pastorelli – ricorda l’ex-allievo romano dei Gesuiti che per 36 anni ha scalato tutta la carriera all’Onu – lungo la linea blu del confine libanese ma anche in Afghanistan perchè, come mi spiegava un addetto all’interramento delle mine, questi ordigni sono “soldati perfetti”, non dormono mai, con la pioggia, il freddo, di notte, sono sempre pronti a colpire».
«Le detesto a tal punto – rivela l’inviato speciale Onu per la Siria – da aver voluto fare un corso per lo sminamento prima di guidare la missione Salam che riportava i profughi in Afghanistan. Ho capito, solo allora, in prima persona, quanto sia facile e poco costoso piantarle e quanto invece sia pericoloso, difficile e dispendioso toglierle. Sono infatti traditrici perchè le mine con la pioggia e il movimento del terreno si spostano e anche chi le ha posizionate non le ritrova più».
Per fortuna, oltre alle moderne tecnologie, ci sono gli animali ad aiutare l’uomo nello sminamento. Ed è proprio ad un cane pastore femmina che de Mistura racconta di dovere la vita. «Leila era il cane antimine che precedeva il convoglio di profughi che io riaccompagnavo in Afghanistan – ricorda – una mattina mentre il nostro convoglio procedeva a passo d’uomo il cane si è piantato senza dare cenno di voler più proseguire, in una zona dove nessuno si sarebbe immaginato mai di trovare degli ordigni. Invece il terreno era invaso da mine di plastica, le più pericolose perchè sfuggono ai rilevatori del metallo ma non al fiuto addestrato dei cani». «Sono convinto, dunque – conclude de Mistura – che sulla questione delle mine è necessario non abbassare la guardia. Sono, infatti, presenti in tutto il mondo e continuano a colpire a distanza di danni dalla fine dei conflitti».

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