Fidel Castro torna in pubblico dopo 9 mesi e attacca Obama (VIDEO)
L’ex presidente cubano Fidel Castro è riapparso giovedì in pubblico, per prima volta dopo nove mesi, partecipando ad una commemorazione in onore di Vilma Espina, la moglie di suo fratello Raul, morta nel 2007 e considerata una delle più grandi eroine della “Revolucion“. La televisione cubana ha mostrato immagini di Fidel – che nell’agosto prossimo compirà 90 anni – sempre seduto, mentre parla con un gruppo di scolari e tesse le lodi del sistema di educazione pubblica a Cuba. «Sono sicuro che Vilma sarebbe molto contenta di vedere quello che vedo io oggi», ha detto l’anziano leader rivoluzionario, sottolineando che Espina «sacrificò la sua vita per la causa, ma chiunque muore lottando per la rivoluzione lascia dell’energia dietro di sé».
Fidel Castro aveva definito il discorso di Obama “smielato”
A suscitare più di un imbarazzo nel regime cubano, il fatto che ll’ormai quasi 90enne “Lider Maximo” durante il discorso pubblico, abbia pronunciato parole di fuoco contro la visita del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. «Non abbiamo bisogno che l’impero ci regali niente». Così Fidel Castro aveva commentato in una nota la storica visita del presidente americano a Cuba. Analizzando il contenuto del discorso «smielato» di Obama, l’ex presidente cubano aveva elencato una serie di denunce contro la politica di Washington, non solo nei confronti di Cuba ma anche ricordando la guerra civile in Angola, alla quale hanno partecipato militari castristi, in quella che ha definito «una pagina onorabile nella lotta per la liberazione dell’essere umano».
«Che nessuno si illuda che il popolo di questo nobile e disinteressato Paese rinuncerà alla gloria e ai diritti, alla ricchezza spirituale che ha guadagnato con lo sviluppo
dell’educazione, la scienza e la cultura», aveva sottolineato il Lìder Maximo, prima di aggiungere che «siamo capaci di produrre gli alimenti e le ricchezze materiali di cui abbiamo bisogno, grazie allo sforzo del nostro popolo: non abbiamo bisogno che l’impero ci regali niente».