L’analisi- Con Casaleggio i grillini seppelliscano la sua fede in un mondo senza fedi
Di Gianroberto Casaleggio che ha lasciato questo mondo e con esso il “giovane” M5S, è stato scritto abbastanza: visto il personaggio, sempre poco e, quel poco, più dedotto che constatato dalla conoscenza di chi veramente fosse e pensasse. In fondo, sarà piaciuto così anche a lui, il quale ha fatto quasi nulla per dissolvere l’enigma, forse ricercato, della sua personalità: un mix di inquietanti atmosfere futurologiche da Scientology, cinema di Stanley Kubrick e libri di George Orwell; e orme di relazioni, reali o immaginarie, con club esclusivi dell’alta finanza internazionale e trust di nascosti proprietari del mondo. Il suo video “Gaia” è già abbastanza per fare correre qualche brivido e dare la stura a cento teoremi su nascita e finalità dei Cinque Stelle; comunque per farli accusare di essere più una web-setta – di cui lui solo possedeva i codici – che un movimento politico. Che, però, oggi è un partito vero, robusto, il secondo, per voti e forza parlamentare nel nostro paese, grazie soprattutto a Casaleggio che di questa captazione del consenso è stato artefice e stratega. E vero capo-fondatore politico, anche se non leader, nel senso di una guida democratica.
Casaleggio, leader misterioso e misterico
Un leader non può essere mai misterioso, ancor meno misterico. Tanto più che della percezione di guru che di lui si aveva, Gianroberto Casaleggio, mente raffinata e visionaria, aveva piena consapevolezza. Evidentemente stava bene in quel personaggio costruito dai media. Anzi glielo ha fatto costruire. È stato lui il guru della costruzione di sé come guru-padrone del M5S: capo da studiata “invisibilità visibile”. Padrone più di Grillo, che ne è tuttora quello più genuino e pop, sulla scena. Ora che Casaleggio se n’è andato, lasciando al figlio la “technè” posseduta dalla “Casaleggio Associati”, ma diseredando chiunque dalle sue personali e inquietanti “visioni” e capacità di immetterle nel circuito politico e mediatico, si fanno strada interrogativi e scommesse sul domani dei pentastellati. Probabilmente la sua scomparsa, come accade ai fondatori, scaglierà il M5S, come la freccia di Kipling, più lontano. E in una direzione diversa da quella che lui avrebbe voluto. C’è da augurarselo per la democrazia politica nel nostro paese. E c’è da augurarsi che i grillini, per dirla con Max Weber, passino da un’etica delle convinzioni a un’etica della responsabilità. Che è una strada, difficile com’è la politica e la necessità di trovare sempre morali mediazioni e tortuose, purché incorruttibili, vie al bene comune e segnatamente al bene di una comunità nazionale. Strade che, a partire da possibili alleanze, devono essere sempre “in chiaro”. Ma sul serio.
Un capo irripetibile. Ma ora i grillini voltino pagina
Il “chiaro” della Rete spesso non è chiaro. I server possono essere il retropalco della “rivoluzione che appare” che il grande Augustin Cochin ha descritto a proposito della “meccanica” dell’89 in Francia. Questa “meccanica rivoluzionaria” è stata la forza e il limite di Casaleggio, comunque la sua alterità di capo: manovratore abile, introverso, solipsista. I grillini adesso possono entrare nell’età adulta, forti anche del ricordo e della tradizione che un capo carismatico lascia. Ma, nel carisma di Casaleggio, c’era molto dei suoi “arcana”, con cui governava il movimento e, ad essere precisi, lo controllava. Dall’alto, come accade, quasi sempre, con le rivoluzioni “dal basso”. Ne sono un esempio le procedure di selezione e decapitazione della classe dirigente e dei candidati. Sarà un bene che insieme a questo capo irripetibile, i Cinque Stelle, con gli onori dovuti, seppelliscano anche i suoi “arcana imperii” e la sua fede millenaristica in un futuro senza fedi politiche e religiose; e si facciano guidare da leader giovani e popolari, che si sono già dati – i Di Maio, Di Battista, Raggi e altri – andando avanti lungo la strada della democrazia dell’alternanza che può portarli al governo di questo paese.