Marino cuor di coniglio: dopo due giorni rinnega la sua frase sulla «galera»

1 Apr 2016 15:48 - di Giacomo Fabi

Non l’ha detta ma l’ha detta. Gira e rigira, la colpa è sempre dei giornalisti e della loro frenesia di procedere per sintesi sommarie. In vent’anni di Seconda Repubblica la stampa ha fatto a gara nell’inchiodare Silvio Berlusconi alle sue puntuali smentite. Ma si guarda bene dal riferire che il Cavaliere ha fatto scuola anche a sinistra e che proprio a quelle latitudini sono germogliati i suoi migliori allievi. Come, per esempio, Ignazio Marino. Che solo un paio di giorni fa gigioneggiava contro Renzi e il Pd in una lunare conferenza stampa di presentazione del suo libro “Un marziano a Roma” e ora, con sommo sprezzo del ridicolo, fa lo smemorato di Collegno tentando di rettificare e smentire. Soprattutto la frase sulla quale giornali e siti on line sono stati praticamente un tutt’uno nel confezionare il titolo: «Se avessi dato retta al Pd, ora mi troverei in cella». «Linguaggio e parole che non ho pronunciato», si affanna ora a dire l’ex-sindaco di Roma dai microfoni di Radio Popolare. «Era una battuta tradotta dai giornalisti con un linguaggio e delle parole che io non ho pronunciato – ha spiegato – ma tutti sappiamo che c’è un giornalismo molto serio nel nostro Paese e anche un giornalismo meno serio». Manca solo l’editto bulgaro contro «l’informazione criminogena» e poi siamo a posto. Peccato, però, che a nessun giornalista «molto serio» venga in mente di ricordare l’illustre precedente. Ma qual è la Ignazio’s version a due giorni di distanza? «Mi hanno chiesto se mi fossi sentito un po’ isolato dal partito e ho risposto che forse, se avessi ascoltato troppo il Pd, sarei finito in una camera di isolamento». Caspita, che smentita! Il “marziano” non aveva detto «cella d’isolamento» bensì «camera d’isolamento». Poi sono stati i giornalisti, ignoranti come capre, a non capire la differenza. Eppure, avrebbero dovuto mettere in conto che parlavano con uno scienziato a tutto tondo. E lui lo sa – eccome – che la «camera d’isolamento» esiste sul serio: l’ha inventò John C. Lilly, per testare gli effetti sul cervello umano della deprivazione sensoriale controllata. In pratica significa che privando il cervello di ogni stimolo lo si induce ad uno stato di rilassamento totale che conduce al sonno. Esattamente quel che è capitato a Marino.

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