Mattarella celebra il 25 Aprile ma pensa al referendum di ottobre
Sergio Mattarella, nel settantunesimo anniversario del 25 Aprile , mette l’accento, non sulla fine della guerra nel 1945, ma sul referendum del 2 giugno del 1946. Va bene che siamo nel settantesimo della Repubblica. Però è inevitabile che il pensiero corra al referendum istituzionale di ottobre, quando il popolo sovrano sarà chiamato a esprimersi sulle riforme varate da Matteo Renzi. Evidentemente l’attenzione del Quirinale e dei vertici istituzionali comincia già a concentrarsi sul cruciale appuntamento del prossimo autunno. Tant’è che di referendum parla anche il presidente dalla Camera Laura Boldrini. Il riferimento alla consultazione del prossimo ottobre sulla legge costituzionale che modifica oltre cinquanta articoli della nostra Carta è peraltro anche esplicito.: “La democrazia è proprio questo – afferma Mattarella – : essere protagonisti, insieme agli altri, del nostro domani”
Mattarella. “Ricordiamo i 70 anni del referendum del 2 giugno”
Mattarella questo messaggio lo lancia a Varallo, dove è giunto dopo aver deposto in mattinata una corona di fiori all’Altare della Patria “E’ sul 25 aprile, su questa data, che si fonda, anzitutto, la Repubblica. E’ nata qui, su queste montagne, con la prima zona libera, anello di quelle Repubbliche partigiane che hanno segnato la volontà di riscatto del popolo italiano; vere e proprie radici della scelta che il voto del 2 giugno 1946 avrebbe sancito”. E poi la sottolineatura della prossima ricorrenza del 2 giugno: “Ricordiamo, in questo 2016, i settanta anni dal referendum istituzionale in cui gli italiani e le italiane – queste ultime per la prima volta al voto – vennero chiamati a decidere tra monarchia e repubblica”. “E’ un filo – continua Mattarella – che segna il legame tra la Resistenza, il nuovo carattere dell’Italia democratica e l’ordinamento repubblicano E’ nel percorso, arduo ed esigente, che va dall’8 settembre 1943 alla Liberazione che troviamo le ragioni della ripresa d’Italia”. “Il 2 giugno 1946 divenne così la conclusione di un percorso e, allo stesso tempo, un punto di partenza”, aggiunge Mattarella. “Punto di partenza, per lo sviluppo di quel confronto che avrebbe poi portato, un anno e mezzo dopo, alla Costituzione, con i suoi valori personalisti e solidaristici. Conclusione di un percorso, legato alla idea mazziniana, nel Risorgimento (e condivisa da Gioberti), di un patto nazionale dettato da una Costituente, essenziale per la nuova Italia unita”.
Mattarella: “E’ sempre tempo di Resistenza”
Il rituale riferimento alla Resistenza è svolto anche sulle odierne questioni internazionali. “E’ sempre tempo di Resistenza. E’ tempo di Resistenza perché guerre e violenze crudeli si manifestano ai confini d’Europa, in Mediterraneo, in Medio Oriente. E, ovunque sia tempo di martirio, di tirannia, di tragedie umanitarie che accompagnano i conflitti, lì vanno affermati i valori della Resistenza”. “Non esiste una condizione di non guerra– aggiunge Mattarella -. O si promuove la pace e la collaborazione o si prepara lo scontro futuro. Per questo è stata lungimirante la scelta di quegli statisti che, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, ricostruirono l’Europa nell’integrazione politica ed economica. I patimenti sofferti hanno fatto sì che l’Italia (e con lei altri Paesi europei), scegliesse la strada del ripudio della guerra”.