Panama papers, la fuffa si dirada. Ma i miliardari Usa possono stare tranquilli
I Panama papers stanno velocemente mutando in Pampers: poco più che pannolini per neonati. Diecimila, ventimila, centomila euro. Ma davvero, come si legge, si parla di queste cifre? Davvero questo dovrebbe essere quello che ci hanno venduto come “scandalo mondiale“? Cifre ridicole, se rapportate alle vere, grandi evasioni che naturalmente rimangono segrete e ben custodite. Soldi di gente che ha lavorato, guadagnato e investito tramite le banche. O che semplicemente ha ereditato. La fuffa mediatica scatenata dagli elenchi “sottratti” alla società Mossack-Fonseca e fatti recapitare a questo Consorzio di giornalisti indipendenti si sta dipanando. E alla fine della fiera resta poco o nulla. Nessuno, tanto meno il Consorzio internazionale parla dell’utilizzo di Mossack Fonseca da parte di grandi società e miliardari occidentali, ovvero i suoi principali clienti. Tant’è che il tabloid inglese The Guardian ha già fatto sapere che “gran parte del materiale dei Panama papers rimarrà privato”. L’International Consortium of Investigative Journalists, ha dei finanziatori. Cosa buona e giusta, ovviamente. Anche le Onlus, le associazioni senza fini di lucro, vivono di pubblici e privati finanziamenti. Certo, se poi ti capita di leggere chi sono i finanziatori del Consorzio qualche lampadida di dubbio ti si accende in testa. Perchè chi sta divulgando gli elenchi denominati Panama papers è finanziato dal Center for Public Integrity degli USA. Centro che a sua volta ha i suoi finanziatori. Tra cui ci sarebbero Ford Foundation, Rockefeller Family Fund, Open Society Foundation (Soros). Ecco. Altro che lampadina si accende! Ecco perchè Julian Assange, quello di Wikileaks, quello costretto a vivere rinchiuso in uno stanzino dell’ambasciata Equadoregna a Londra perchè, lui sì, ha violato i codici della CIA ha subito parlato di bufala. Bufala che si veste ora di ridicolo. Secondo infatti la Sueddeutsche Zeitung – il giornale tedesco che ha ottenuto i documenti con i nomi delle personalità con i conti off-shore – nelle registrazioni vi sono infatti solo le copie dei passaporti di 200 americani e circa 3.500 azionisti di società off-shore con indirizzi negli Stati Uniti. Una porzione davvero piccola, rispetto alle oltre 250.000 aziende con cui Mossack Fonseca ha invece trattato in quattro decenni di attività. Nessuna traccia nei file dei Panama papers. Che cosa strana, vero? Ma poi, mica tanto. I miliardari americani, magari quelli che adesso finanziano la Clinton e prima hanno finanziato Obama possono stare tranquilli. Per loro Panama e tutti quegli altri staterelli facili da permeare come le Isole Caiman saranno sempre dei Paradisi. Fiscali, of course.