“Sì alle primarie per l’Eliseo”: schiaffo del Partito socialista a Hollande

11 Apr 2016 8:29 - di Redazione

I suoi consiglieri si ostinano a ripeterlo: «Francois ci crede ancora». Si, Hollande, ormai quasi un eremita nel suo Eliseo, vorrebbe in realtà ripresentarsi nel 2017, alle prossime presidenziali in Francia. Ma con quale coraggio? L’ultima inchiesta dell’Ifop (società giudicata affidabile) indica che l’80% dei suoi concittadini non lo vuole come candidato: non ne può più. I socialisti hanno appena deciso che convocheranno le primarie della gauche per designare il predestinato, ma i verdi e i comunisti già nicchiano, proprio perché hanno paura di vedersi rifilare alla fine il candidato Hollande, si legge su “La Stampa“.

Nessuno più vuole Hollande: bocciato dall’80% dei francesi

Più in generale, i francesi (soprattutto di sinistra) vogliono del nuovo: da una parte, Emmanuel Macron, il giovane ministro dell’Economia, ha creato mercoledì scorso il suo movimento. E, dall’altra, resiste la presenza permanente nella piazza della République, a Parigi, giorno e notte (l’iniziativa si chiama Nuit debout, «la notte in piedi»), di centinaia di persone a protestare contro il progetto di riforma del mercato del lavoro del Governo di Manuel Valls: un esempio ormai seguito in una sessantina di città nel resto del Paese. Macron e la Nuit debout sono le due facce (liberal-socialista la prima, emanazione libertaria di una certa sinistra della sinistra l’altra) dello stesso rifiuto dell’esistente: il regime Hollande.

Grande imbarazzo contro Hollande nella sinistra francese

Già sabato sera, prima che venissero resi noti i risultati del sondaggio, il consiglio nazionale del Ps aveva votato, invece, a favore. Si terranno in dicembre ma «a giugno si deciderà se per i socialisti ci sarà un unico o più candidati». La sinistra del partito già protesta contro l’eventualità che Hollande scenda in campo. I Verdi hanno accettato il principio delle primarie, ma diranno a quali condizioni vi parteciperanno: sostanzialmente non vogliono ritrovarsi alla fine della corsa con l’attuale presidente sul gobbone.

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