Votare il 5 giugno? La Meloni non ci sta: «Un regalo di Alfano alle lobby clientelari»
«Le lobby hanno dato il permesso ad Alfano di indire le elezioni. Hanno scelto il 5 giugno, in pieno ponte, sperando che la bassa affluenza agevoli il voto clientelare. Ed è vergognoso non aver consentito almeno il voto anche la mattina del 6 giugno. Ma li spazzeremo via lo stesso», è il duro commento che Giorgia Meloni affida a Facebook sull’ultima mossa del Viminale che per giorni ha alimentato la suspense (le incertezze e le polemiche) sulla data del voto della prossima tornata amministrativa che interessa oltre 1300 comuni,
Meloni: è un assist all’astensionismo
Nei giorni scorsi la leader di Fratelli d’Italia aveva posto il suo veto sul 5 giugno, ultimo giorno di un lungo ponte dopo il 2 giugno Festa della Repubblica. «Per noi per noi è una data sbagliata, c’è il rischio astensionismo ed è un modo per allontanare i cittadini dal voto» ha spiegato la Meloni proponendo di votare il 29 maggio, richiesta sostenuta anche dall’azzurro Renato Brunetta che ha contestato il grave ritardo della chiamata alle urne. Per evitare l’effetto ponte, in un primo tempo il governo aveva valutato di tenere aperti i seggi non solo per la giornata di domenica ma anche per la mattinata di lunedì, fino alle ore 14 o alle 15, come accaduto quasi sempre in passato. Ma l’ipotesi è naufragata con il decreto ufficiale del ministero dell’Interno. D’accordo con la Meloni anche Mariastella Gelmini: «Avremmo preferito sapere la data del voto per tempo. E visto che si è scelta una data così spostata, sarebbe stato corretto far votare i cittadini anche il lunedì mattina. Noi comunque ci attrezzeremo e ci faremo trovare preparati», ha detto la coordinatrice lombarda di Forza Italia. Confortata anche dal parere di Stefano Parisi, candidato del centrodestra a Milano. «Votare solo di domenica è irrispettoso nei confronti degli elettori».
Renzi ha paura del voto
La scelta infelice del ministero dell’Interno ha alimentato non poche polemiche e sospetti nel centrodestra. La data del 5 giugno ha tutta l’aria di un assist al partito del non voto: ma la scelta del Viminale di collocare il primo turno delle comunali (il ballottaggio è previsto per il 19 giugno) a ridosso dell’estate e nel week end più ambito dagli italiani per “staccare la spina” non sembra casuale. C’è lo zampino di Renzi che teme le urne e il voto dei moderati tradizionalmente tentati più dal mare che dalla cabina elettorale.