Approfittano delle riprese di Fast&Furious per fuggire da Cuba
Ma allora si scappa ancora da Cuba, malgrado lo sdoganamento fatto recentemente da Barack Obama: tre cubani che lavoravano nella produzione dell’ottavo capitolo di Fast & Furious – la serie di film di azione per patiti di motori con Vin Diesel come protagonista – sono riusciti a scappare verso la Florida nascondendosi in un container, dopo la fine delle riprese nell’isola. I tre sono stati scoperti nel terminale di Port Everglades, nella contea di Broward, che fa parte dell’area metropolitana di Miami. Secondo il canale Univision, lavoravano come autisti per la produzione cinematografica e, dopo aver caricato i camion che avevano guidato su una nave cargo si sono nascosti nella stiva per fuggire da Cuba. Resta ora da vedere se i tre -la cui identità non è stata rivelata- riusciranno ad ottenere la residenza negli Usa: in base alla cosiddetta legge “piedi bagnati/piedi asciutti” potrebbero richiedere asilo legalmente, ma esperti legali hanno sottolineato che se sono denunciati come passeggeri clandestini questo potrebbe compromettere il loro status migratorio. Dall’annuncio del disgelo dei rapporti fra Usa e Cuba, nel dicembre del 2014, è aumentato sensibilmente il numero di cubani che cercano di emigrare verso gli Stati Uniti, temendo che la normalizzazione delle relazioni porti alla fine del trattamento privilegiato di cui possono beneficiare arrivando nel Paese.
I cubani fuggiti lavoravano nella produzione di Fast&Furious
In ogni caso continua ad aggravarsi la crisi migratoria innescata nell’America Centrale dal forte aumento di cubani che vanno da Ecuador e Colombia verso gli Stati Uniti, nel timore che il disgelo dei rapporti fra Washington e L’Avana porti all’abolizione del trattamento privilegiato di cui dispongono alla frontiera Usa. I cubani vanno in aereo in Ecuador, paese al quale possono accedere senza visto e poi attraversano Colombia, Panama, Costa Rica, Nicaragua e Messico per arrivare negli Usa, dove sono accolti senza problemi in base alla citata legge “piedi bagnati/piedi asciutti”, che garantisce la residenza ai cittadini dell’isola che arrivino via terra. L’anno scorso era stato il Nicaragua a chiudere la sua frontiera con il Costa Rica per non «collaborare con politiche migratorie illegali». Questa volta è stato Panama a proibire ai cubani il transito attraverso il suo territorio, bloccando così più di 2.000 emigranti sulla sua frontiera con la Colombia. Il governo messicano, con la collaborazione di associazioni di cubani statunitensi, è arrivato ad un accordo con le autorità panamensi per organizzare un ponte aereo verso il nord del Messico, da dove gli emigranti dovrebbero poter entrare negli Usa. I primi 238 sono arrivati negli ultimi giorni a Ciudad Juarez, nello Stato di Chihuaha.