Il prossimo papa? Sarà amico di Putin. Scenari in un libro di Mauro Mazza
Il prossimo papa sarà russo e amico di Putin. Sarà un papa dottrinalmente conservatore, ma capace di grandi visioni profetiche e di spiazzanti rotture politiche. Non è una previsione, ma uno scenario di fantasia, così come emerge dal romanzo politico-religioso di Mauro Mazza, Il destino del papa russo (Fazi Editore, pp. 253, eu. 16,00).
Scenario di fantasia, ma non inverosimile né atemporale. Il libro di Mazza è dentro la storia di questi anni, in particolare dentro i drammi della Chiesa e dentro le sue aspirazioni, soprattutto quella per l’unità dei cristiani. Il “papa russo” è l’immagine potente della possibile riunificazione tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, un approdo difficile, ma dal respiro millenario. Un traguardo non solo religioso, ma dalle possibili (e incredibili) implicazioni culturali e geopolitiche, con una ritrovata centralità dell’Europa e delle sue radici religiose.
Nel libro di Mazza ci sono però anche i nemici della Chiesa, quelli interni (gli intrighi e i veleni dentro la curia vaticana) e quelli esterni, ma dotati di capacità di infiltrazione (la massoneria, avversario storico e religioso per eccellenza del cristianesimo).
Ci troviamo quindi di fronte a un romanzo ricco e coinvolgente, che incuriosisce e inquieta, un romanzo a più strati e a più livelli di lettura. Lo possiamo leggere come un avvincente e colto racconto di fantapolitica, con i suoi richiami all’attualità e con le sue licenze narrative. Ma lo possiamo leggere anche come un denso racconto “escatologico” che ricolloca i drammi odierni della Chiesa nel quadro della battaglia “antica” tra la forza dell’annuncio evangelico e le forze volte a mortificarlo, depotenziarlo, mistificarlo.
I personaggi del romanzo di Mazza vengono in gran parte dalla finzione narrativa. A partire dal protagonista, Nikolaj Sofanov, arcivescovo della piccola comunità cattolica di Pietroburgo, che viene eletto papa dopo un conclave tormentato. Le ragioni della scelta non sono solo “politiche” (l’accordo su un nome che superi le divisioni della Chiesa), ma anche spirituali e metapolitiche. “Non dobbiamo cercare l’applauso ma il cuore dell’uomo”. Lo sponsor del papa russo, un cardinale francese, convince gli altri cardinali sulla necessità di “contrastare l’egemonia del relativismo e del secolarismo”. Di qui lo sguardo a Oriente. Sofanov diventerà papa assumendo il nome di Metodio (evangelizzatore, insieme con Cirillo, dei popoli slavi) e si farà promotore di una incisiva azione di rinnovamento spirituale. La sua prima iniziativa sarà la messa mattutina in San Pietro aperta ai fedeli, con l’omelia quotidiana che farà il giro del mondo.
Ma il centro della missione del papa russo è escatologico: “La consacrazione della Russia al cuore immacolato di Maria”, secondo la profezia della Madonna di Fatima. Tale atto potrà essere compiuto solo da “un papa venuto dalla Russia”. “Lui saprà dire ai fratelli ortodossi che la consacrazione è fatta anche per loro, per tutti i cristiani, perché la Chiesa torni una e unita”. Mazza riporta nel libro quanto avrebbe privatamente rivelato Suor Lucia, la veggente superstite delle apparizioni di Fatima.
L’iniziativa di Metodio incontra il favore di Kirill, il patriarca di Mosca (personaggio reale). E il papa russo lavora per accelerare i tempi del grande incontro tra la Chiesa di Roma e la Chiesa d’Oriente. Il progetto di Metodio è appoggiato da Putin, vecchio amico di Sofanov dall’età dell’infanzia.
I preparativi per la storica svolta religiosa dell’Europa destano allarme nella Fratellanza, come è chiamata nel romanzo, cioè la struttura del potere invisibile che vuole condizionare il destino del mondo. E tale struttura si metterà in movimento per contrastare in modo pesante l’iniziativa di Metodio… Come andrà a finire non lo riveliamo, perché è bene che il recensore non racconti mai il finale di un romanzo.
Detto ciò, non c’è dubbio che il libro di Mazza sollevi diverse, cruciali questioni che oggi vengono normalmente ricacciate sullo sfondo della scena storica. La principale è certamente quella dei destini intrecciati tra l’Europa occidentale e l’Europa russa. L’unità religiosa è da Mazza riproposta come la fonte originaria dell’unità culturale, quell’unità che decenni di guerra fredda avevano oscurato. Ma l’aspirazione alla ricomposizione spirituale del vecchio continente è profonda e strutturale (pensiamo soltanto alle visioni profetiche di autori come Soloviev e Florenskij). Nel romanzo compare, nelle ultime pagine un’espressione, “EuRussia”. Può essere una parola chiave per comprendere i possibili scenari futuri. Questa parola dovrà farsi largo tra le parole che oggi egemonizzano il dibattito geopolitico: “Occidente”, da un parte, “Eurasia”, dall’altra. C’è bisogno di immaginare un nuovo “grande spazio” , per dirla con Carl Schmitt. Molto dipenderà da Putin, se sarà capace di attenuare i tratti del nazionalismo russo e dell’autocrazia eurasiatica. Molto dipenderà anche dall’Europa, se riuscirà a pensarsi oltre l’Occidente a trazione anglo-americana. È il destino comune. E il “Destino del papa russo” ci aiuta a individuarlo.