Isis, a soli 16 anni convertita all’Islam: era pronta a scappare in Siria

7 Mag 2016 14:35 - di Redazione

Plagiata dall’Isis era pronta a scappare in Siria. «Se mi avessero chiesto di andare, sarei andata, anche senza sapere dove. Se i miei genitori non fossero intervenuti, la conversione sarebbe divenuta totale e chissà dove sarei». A parlare è una ragazzina nigeriana che oggi ha 16 anni e vive a Parma. Intervistata da Il Giorno ha raccontato la sua disavventura e l’incontro con un gruppo di connazionali e nordafricani, molto più grandi di lei e votati all’islam: l’avevano convertita e indotta all’odio verso il mondo occidentale.

Il racconto della ragazzina plagiata dall’Isis

«Avevo appena iniziato le superiori – ha raccontato durante l’intervista – A scuola mi sentivo sola e diversa. Una mia compagna mi ha presentato alla sua compagnia e prima a Modena, poi a Parma, dove mi sono trasferita con la famiglia, sono entrata a far parte di questo gruppo di amici. Frequentavamo persone di Modena, Reggio e Parma. Erano tutti musulmani, anche le ragazze. I maschi erano tutti più grandi di me e noi li chiamavamo : “I Boxer”. Da subito mi sono accorta che facevano uso di droga e rubavano; ma si approcciavano in modo simpatico». Quel gruppo l’aveva indotta a fare uso di sostanze «e da quel momento sono iniziati i problemi. Non riuscivo più a seguire le regole dei miei genitori, mi sentivo libera e parte di un gruppo».

«Rinnegavamo l’Italia e l’Occidente»

La ragazzina ha spiegato: «Loro si fidavano di me e rappresentavano tutto il mio mondo. Rinnegavamo insieme l’Italia e i bianchi. Volevo scappare, lasciare il paese. Durante quei mesi hanno cercato di inculcarmi in tutti i modi l’odio verso l’Italia, spiegando come in questo Paese non vi fosse posto per le persone di colore e ricordandomi come solo l’islam mi avrebbe salvata». La religione islamica? «Mi interessava, mi affascinava; la sentivo più vera della nostra. Ad esempio loro commettevano reati, ma non mettevano mai da parte il loro credo. Avevano dei punti fermi da rispettare, come il Ramadan. Essere islamica, sentirmi islamica, mi faceva sentire più forte, più grande. È come se loro mi avessero dato un’identità che oramai sentivo di avere perso».

La ragazzina: mi pento

E proprio in quel momento la ragazzina voleva «scappare, magari nel mio Paese, magari in un altro luogo indicato da loro». Oggi è tornata a essere cattolica e «mi pento tutti i giorni di aver intrapreso e seguito per troppo tempo la strada sbagliata e per avere provato odio ingiustificato verso tutti, compresa la mia famiglia che, invece, non smetterò mai di ringraziare. Oggi abbraccio la mia religione, quella cristiana. E credo anche che, oggi, se mio padre non mi avesse chiusa in casa, non sarei qui a parlarne».

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