Meloni: «Io in periferia ci sono sempre stata. Chiuderò lì la campagna elettorale»
Un programma per una città dalla storia eccezionale. Dal suo quartier generale all’Eurr (dove campeggia la scritta “qui si serve la città”) Giorgia Meloni è tornata a illustrare la sua idea di Roma per passare dalla cultura dell’emergenza continua alla costruzione «di un progetto organico». Al primo posto mette la necessità di dotare Roma di poteri speciali, uno status ad hoc per Roma capitale che permette di competere alla pari con le altre metropoli europee. «Roma non può essere amministrata come una cittadina di mille abitanti, senza un’amministrazione straordinaria e finanziamenti adeguati non ce la possiamo fare», dice lanciando una sfida agli altri candidati: «Andiamo insieme da Renzi, perché, a prescindere da chi vince, Roma possa avere il ruolo e i poteri che le spettano».
Meloni: al primo posto il merito
Sicurezza, decoro urbano, manutenzione stradale, campi rom; la candidata al Campidoglio ha passato in rassegna le priorità del suo impegno. A proposito della paralisi della macchina capitolina e della pubblica amministrazione ha insistito sul criterio della premialità proponendo di riconoscere ai lavoratori del pubblico impiego una parte del salario legato al merito. Sul terreno minato delle municipalizzate, la Meloni mira a eliminare i rami secchi e improduttivi con la creazione, per quelle non quotate in borsa, di un’unica regia, una holding che farebbe risparmiare decine di milioni di euro in forniture e appalti. Rivoluzione anche per i criteri di selezione della dirigence. «Gli amministratori unici –ha aggiunto la Meloni – devono presentare un piano industriale e lo stipendio deve essere parametrato in base all’attuazione del piano». Un netto taglio con il passato anche sul fronte del malaffare attraverso l’applicazione di regole certe «per appalti trasparenti, tempi certi e pagamenti puntuali».
Linea dura con chi offende Roma
Il decoro urbano e la pulizia della città sono un altro obiettivo strategico del programma di Giorgia Meloni, a partire da un’attenzione particolare al ciclo dei rifiuti. Linea dura contro chi «offende la bellezza di Roma» e l’impegno a portare la raccolta differenziata dal 40 per cento attuale al 75 per cento senza bisogno né di nuovi termovalorizzatori né di nuove discariche. «Dobbiamo rivedere assolutamente la tassa sui rifiuti che non può essere legata alla metratura delle abitazioni ma alla reale produzione dei rifiuti indifferenziati». Riflettori puntanti anche sulla viabilità, autentica piaga per i romani. «La ricetta delle passate amministrazioni è sempre stata quella di dissuadere l‘utilizzo del trasporto privato – ha detto la Meloni – e invece il segreto è il potenziamento del trasporto pubblico» portando a definizione il progetto sull’anello ferroviario, completando il prima possibile la metro C e potenziando le nuove modalità di trasporto come car e bike sharing da ampliare oltre il centro storico.
No alle periferie-ghetto
Nel programma un capitolo a sé è dedicato alla valorizzazione delle periferie, «che sono un potenziale inespresso», attraverso un’opera di valorizzazione del tessuto urbano, «penso – ha detto la candidata a sindaco – alla pratica della cosiddetta trasformazione edilizia, ricostruire e demolizione le aree più degradate per consentire ai romani di vivere in quartieri a misura a d’uomo». E proprio in periferia Giorgia Meloni chiuderà la sua campagna elettorale, perché, «diversamente da Marchini che va a farsi le foto e scappa via e di Raggi che ci va solo in campagna elettorale, io ci sono sempre andata», ha detto aggiungendo di non essersi irritata per la frase di Salvini sulla Raggi, «Matteo ha detto una cosa normale, tra Giachetti e la candidata grillina, voterebbe quest’ultima, tra noi nessun problema». Particolare attenzione al tema della sicurezza, dell’imigrazione, della lotta all’abusivismo e all’illegalità. «No» alle troppe zone franche che pullulano in città, ha detto l’ex ministro della Gioventù, partendo dalla necessaria trasformazione dei campi rom (vanno censiti i nomadi e trasferiti in soste temporanee attrezzate per sei mesi). Tra le prime delibere promesse dalla Meloni ci sarà il nuovo regolamento dei campi nomadi «per porre rimedio a quelle che oggi sono distese di baraccopoli e ricettacoli del degrado».