Terrorismo, Zavbi spedito dall’iman nel bellunese ad addestrare jihadisti

9 Mag 2016 14:00 - di Paolo Lami

Svolgeva attività di reclutamento attraverso contatti nel bellunese Rok Zavbi, lo sloveno arrestato ieri a Lubiana su mandato di cattura internazionale nel quadro dell’inchiesta della Procura distrettuale di Venezia sul terrorismo di matrice islamica in Veneto.
L’uomo, ventisei anni, ritenuto un foreign fighter, era in contatto nel bellunese con Ismar Mesinovic e Munifer Karamaleski il primo deceduto in Siria tra le file dell’Isis nel dicembre 2014 mentre il secondo sarebbe ancora impegnato nei combattimenti tra le file del terrorismo islamico.
A quanto risulta dalle indagini Zavbi avrebbe svolto reclutamento a nome dell’imam Hussein Bosnic, ma durante le sue brevi permanenze in terra bellunese non sarebbero state accertate nè attività di addestramento nè preparazioni di possibili piani di attentati da compiere in Italia. Il punto delle indagini è stato fatto dal procuratore distrettuale di Venezia Adelchi d’Ippolito che ha sottolineato come l’inchiesta abbia portato alla luce gran parte dell’organizzazione.
Zavbi, dopo aver combattuto in Siria era rientrato in Slovenia ed era diventato uomo di fiducia dell’imam Bosnic – attualmente detenuto in Bosnia con l’accusa di terrorismo internazionale – con il compito specifico, proprio alla luce della sua esperienza nel teatro di combattimento siriano, di istruire gli aspiranti foreign fighter selezionati dallo stesso imam. Secondo quanto emerso dalle indagini svolte dai Ros dei carabinieri, lo sloveno era stato ospitato a casa degli aspiranti combattenti nel bellunese e a loro aveva dato precise indicazioni di carattere logistico ed istruzioni sotto il profilo operativo e di combattimento.
«Zavbi – ha detto il tenente colonnello Elvio Labagnara comandante dei Ros di Padova – è un soggetto carismatico sul piano tecnico e logistico». Sempre secondo quanto emerso dall’inchiesta, Mesinovic aveva avuto il compito su indicazione di Bosnic di reperire prima della sua partenza per la Siria un furgone, un drone radiocomandato Phantom Quadcopter del valore di circa tremila euro e un visore notturno. Materiale, quest’ultimo, che è risultato essere stato spedito nel dicembre del 2013 dalla Germania all’interno di un pacco con una fattura a nome dello stesso Mesinovic.
Zavbi è accusato di avere avviato un processo di radicalizzazione e di reclutamento di aspiranti jihadisti sul territorio nazionale italiano in seguito a una serie di indagini da parte dei Carabinieri del Ros in collaborazione con la Polizia slovena. Le indagini avevano già consentito di eseguire un altro provvedimento di espulsione, per motivi di terrorismo, nei confronti di un 28enne macedone e di arrestare un connazionale di 37 anni. D’altra parte era stato proprio lo stesso direttore di Europol, Rob Wainwright, ascoltato in audizione al Comitato Schengen ad avvertire che vi è tuttora necessità di tenere alta la guardia in tutta Europa: la minaccia terroristica «é ancora molto alta, la più grave dai tempi dell’11 settembre – aveva ammonito Wainwright – e temo sia probabile un nuovo attacco in Europa in futuro» pur ammettendo di non avere informazioni di specifiche minacce all’Italia.
L’arresto di Zavbi va ad ingrossare il pattuglione degli espulsi per terrorismo e segue l’espulsione, per motivi di sicurezza, lo scorso 16 aprile, di un marocchino di 21 anni, residente in provincia di Ragusa. Sono 13 le espulsioni dell’inizio dell’anno e, complessivamente, 79 persone espulse dall’inizio del 2015.
Nel mirino dei servizi di prevenzione del terrorismo di matrice jihadista, sono state controllate 74.177 persone nell’anno, più di 20mila dopo gli attentati di Parigi. Duecentocinquantanove sono stati invece i soggetti arrestati per estremismo religioso. Accanto alla lotta al terrorismo, il contrasto al traffico di migranti resta l’altra priorità considerando i possibili incroci tra i due fenomeni criminali. Ed è in quest’ ottica che l’Ue – secondo quanto ha detto a El Pais il colonnello Manuel Navarrete, direttore del Centro europeo contro il Terrorismo, istituito quest’anno – sta inviando agenti antiterrorismo nei campi profughi «in vari punti caldi di Grecia ed Italia», con l’obiettivo di identificare combattenti jihadisti.

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