Unioni civili, centristi e vescovi a Renzi: niente scherzi sull’utero in affitto
Sulle unioni civili, che il 9 maggio (secondo lo sprint annunciato da Renzi) approderanno in aula alla Camera per il varo definitivo dopo il via libero del Senato dello scorso febbraio, i centristi tornano all’attacco e avvisano Matteo Renzi di non fare scherzi (sempre che non cambino idea come è già accaduto). «Sulle unioni civili c’e’ un accordo di maggioranza e la maggioranza deve mantenere i patti. Noi diciamo si alle unioni civili, ma no all’utero in affitto e no alla stepchild adoption. Pertanto le mozioni sull’utero in affitto devono essere discusse prima delle unioni civili», ha detto Maurizio Lupi, capogruppo di Azione popolare alla Camera. Per assicurarsi il voto degli alfaniani sul filo di lana alla vigilia del voto a Palazzo Madama dal disegno di legge Cirinnà era stato stralciato il punto più controverso (l’articolo 5), quello sulla stepchild adoption (l’adozione del figliastro) che avrebbe aperto la strada di fatto alla pratica dell’utero in affitto. Contemporanemante il voto sul pacchetto di mozioni sulla maternità surrogata (quasi uno per ogni gruppo) è stato fatto slittare per le divisioni all’interno dei Dem ancora lontani dalla stesura di un testo unitario.
I centristi: niente scherzi sull’utero mi affitto
Sui rischi di pasticci sull’utero in affitto scendono in campo anche i vescovi. «Le adozioni sono state stralciate e noi tutti speriamo che non rientrino in altro modo, perché sarebbe un’ipocrisia», ha avvisato il cardinale Angelo Bagnasco. «Prima della trattazione in Aula della proposta di legge sulle unioni civili, devono essere discusse e votate le mozioni in tema di maternità surrogata, rinviate durante la scorsa seduta», dice Lorenzo Dellai, capogruppo di Democrazia Solidale-Centro Democratico alla Camera, «diversamente, si determinerebbe una situazione assai imbarazzante, sopratutto per chi ha affrontato la discussione sulle unioni civili con spirito non integralista, pur avendo sul tema approcci culturali radicalmente diversi dai proponenti». Si preannuncia una nuova guerriglia a colpi di mozioni. «Siamo naturalmente disponibili – è il messaggio di Dellai –a concordare un testo auspicabilmente condiviso in primis dalla maggioranza, purché non venga messo in discussione un punto per noi centrale: la illegalità della pratica dell’utero in affitto anche se praticata all’estero».
Binetti: no al voto di fiducia
Un altro terreno di scontro è rappresentato dal voto di fiducia che Renzi intende utilizzare anche in questa occasione per blindare il provvedimento e archiviare la pratica in due, tre giorni. Azione popolare si è detta pronta a chiamare in causa il Colle. «A nome di una parte significativa di quel popolo del Family day presente sia a San Giovanni che al Circo Massimo, vorremmo davvero pregare il presidente Renzi di non mettere la fiducia sul ddl Cirinnà – chiede Paola Binetti – non ne ha alcun bisogno. Il voto di fiducia umilia pesantemente alcuni deputati che, pur stando nella maggioranza, dissentono da questa operazione. Vorrebbero votare no con piena libertà di coscienza, senza che questo debba supporre un giudizio negativo sull’operato del governo».