Yemen, doppio attacco kamikaze vicino un centro militare: 45 vittime
Ancora lo Yemen in primo piano. Dopo l’agghiacciante video diffuso da jihadisti yemeniti affiliati all’Isis, in cui viene mostrata l’esecuzione di tre prigionieri – uno dei quali schiacciato da un enorme masso – la cronaca “bellica” registra l’esecuzione di almeno 45 persone, vittime di una strage improvvisata. Ancora uno spietato attacco suicida in un luogo affollato: nella fattispecie, questa volta, gli obiettivi nel mirino stragista erano ragazzi in fila davanti a un centro militare, pronti ad arruolarsi nell’esercito; giovani uomini determinati a dare il loro contributo alla guerra civile e al terrorismo jihadista, che hanno pagato con il sangue la loro scelta di campo, e prima ancora di cominciare ad agire.
Yemen, doppio attacco kamikaze davanti un centro militare
Obiettivi inermi e indifesi, quelle decine di giovani uccisi in un doppio attacco suicida a Aden, nel sud dello Yemen, tutti aspiranti militari in fila davanti a un centro militare per arruolarsi nell’esercito. È la televisione panaraba Al Arabiya a riferire dell’attentato e a dare conto degli almeno 45 morti. Un bilancio, come spesso accade purtroppo, probabilmente destinato a crescere, quello di un assalto in piena regola di cui fonti della sicurezza citate da Al Arabiya hanno precisato anche altri significativi dettagli. Tra gli altri, quello secondo cui il primo kamikaze avrebbe fatto saltare in aria l’autobomba di cui era alla guida, uccidendo 20 giovani che erano in fila. Il secondo, invece, che procedeva a piedi, avrebbe azionato il giubbetto esplosivo che indossava all’esterno della casa di un ufficiale, provocando la morte di altre 25 persone.
Una guerra civile senza esclusione di colpi
Gli attacchi sono avvenuti nel distretto di Khormaksar a Aden, la città portuale, usata come capitale provvisoria dal governo sostenuto dall’Arabia Saudita. I ribelli sciiti Houthi controllano invece la capitale Sanaa. La guerra civile, in corso dal marzo del 2015, ha provocato oltre 6.400 morti. I jihadisti di Al Qaida e dell’Isis ne hanno approfittato per rafforzare la loro presenza nel Paese.