A destra nuova leadership: ripartire da FdI e archiviare i personalismi
La nota positiva è il risultato di Roma. Giorgia Meloni, presidente nazionale di Fratelli d’Italia, con il suo quasi 21%, sfiora da sola con le sue liste il ballottaggio. Sarebbe stato un sogno giocarsela con la Raggi e i 5 Stelle, ma conoscendo l’ambiente politico romano fatto di intrighi, congiure e rancori antichi forse meglio così. Un eventuale sconfitta significativa nel ballottaggio avrebbe compromesso prematuramente l’ascesa di Giorgia e della nuova leadership della Destra.
Il boicottaggio contro Giorgia
Meglio prendere atto che Berlusconi, Taiani, Storace, Fini ed altri hanno fatto di tutto per non farcela andare. Almeno le cose sono chiare ed appare evidente che per alcuni i propri problemi personali sono di gran lunga più importanti dell’interesse generale del centrodestra. Per la verità i nostri elettori li hanno già sanzionati riducendo Forza Italia al 4,2% e Storace al 0,63%, una vera e propria disfatta.
Milano fa la differenza
Ma oltre Roma va considerata Milano dove il centrodestra, organico e allargato con aree di centro, pareggia al primo turno con il candidato del centrosinistra Sala, che malgrado il super sostegno mediatico e istituzionale di Renzi, non solo non sfonda ma è a rischio default. In giro per l’Italia c’è qualche altra luce, ma occorre prendere atto che il centrodestra è in forte affanno perché non ha ancora identificato una nuova leadership rispetto a quella obsoleta ed ormai improponibile (anche esteticamente) di Berlusconi; non c’è il senso della squadra che fa fronte agli interessi comuni, anteponendoli ai particolarismi, ai personalismi ed agli interessi di nicchia. Per questo motivo spesso non si compongono alleanze competitive, non si incoronano candidati comuni vincenti, non si sviluppano progetti premiabili dagli elettori. Con danno grandissimo per i risultati e per la competizione, nella quale spesso lasciamo campo libero al malconcio Pd e a un Movimento 5 Stelle palesemente inadeguato, sia come proposta che come classe dirigente.
Ripartiamo da Fratelli d’Italia
In molti comuni le liste di centrodestra alleate avrebbero fatto risultati da ballottaggio o addirittura vincenti, in questo modo sono spesso comparse senza prospettive. A Destra ormai però alcune cose sono definite: 1. Giorgia Meloni è l’unico leader della nuova Destra e non è contendibile. Ogni sfida appare assolutamente velleitaria; Storace, Fini, Alemanno e compagnia si mettano il cuore in pace, perché perdono solo tempo ed energie e fanno fare anche brutta figura a se stessi e alla loro storia. Fratelli d’italia è l’unico movimento consolidato della destra politica, e non è possibile pensare a qualcos’altro.
2. Non è proponibile che i numeri uno della stagione di Alleanza nazionale o del Pdl possano ritrovare ora ruoli da protagonisti; viceversa possono essere utili in ruoli anche importantissimi purché a sostegno del progetto di Fratelli d’Italia, che come tutti i progetti politici può ulteriormente evolvere in un contenitore più grande e più articolato. Va costruita una vera e propria campagna di adesione da chi ritiene di aderire a altre organizzazioni, a cominciare da Forza Italia, ovviamente valutando le persone caso per caso.
3. Fratelli d’Italia, che presenta l’exploit di Roma, è però piuttosto modesto nelle province italiane, a parte qualche solita lodevole eccezione; i risultati di Torino, Milano, Bologna, Napoli non lasciano dubbi: la struttura periferica è ancora inadeguata ad accogliere quadri, militanti ed elettori. Se Fratelli d’Italia rimane un fenomeno romano o comunque non diffuso: si indebolisce anche Roma e non cresce la provincia, restano al palo le altre città. E l’Italia non è solo la capitale, come Parigi per la Francia, ma sono i 100 e più capoluoghi di provincia che fanno la Nazione. C’è un caso politico da risolvere ed è la delega organizzativa a dirigenti che non abbiano in testa solo Roma, ma pensano al quadro nazionale del partito, visto da fuori Roma. In questo caso crescerebbe la provincia e come conseguenza sarebbe molto più forte anche Roma.
4. Occorre far crescere Fratelli d’Italia, ma nel frattempo pensare a un grande contenitore di Destra che abbia come avanguardia FdI-An e preveda percentuali nazionali a due cifre, che sia radicalmente anti-Unione europea, ma contemporaneamente fortemente europeista; nazionale, ma con una prospettiva di globalità, dall’Eurasia al continente Americano; che prospetti una forte lotta alla finanziarizzazione dell’economia e al potere delle banche, ma contemporaneamente difenda l’economia sociale di mercato come fattore imprescindibile di sviluppo e di benessere; un ritorno ben regolamentato dello Stato nei settori strategici dell’economia nazionale e delle banche, come elemento di controllo sull’egemonia dei fondi di investimento e delle concentrazioni industriali monopoliste che, senza competitori, alla fine diventano il vero potere sul mondo al di sopra di ogni istituzione ed ogni democrazia.
5. Coltivare il bene estremo dell’unità come elemento imprescindibile di vittoria. Non è possibile non fare accordi quando servono, se questi danneggiano la prospettiva o il monopolio di qualche dirigente locale. L’interesse politico deve scavalcare e sottomettere pur i legittimi legami e l’amicizia personale tra i componenti del Movimento. Un amico vero deve saper capire il primato della politica sulle aspirazioni personali di ciascuno in determinati passaggi, perché le rinunce momentanee in prospettiva possono restituire ruoli ben più importanti nel futuro prossimo, se esiste l’armonia e la collegialità del gruppo dirigente. Questa è l’agenda da qui alle prossime elezioni politiche, sia anticipate al 2017 che a scadenza ordinaria nel 2018. Queste sono le vere sfide che dobbiamo oggi affrontare.