Dopo le amministrative i punti critici del centrodestra. Cambiare è possibile

21 Giu 2016 13:41 - di Carlo Ciccioli

Le analisi più raffinate si fanno dopo qualche giorno, utilizzando comparazioni complicatissime. Ma quelle politiche, che sono a palmi e sono le più attendibili, si possono fare subito. Certamente non è andata molto bene al centrodestra che su 5 grandi città non ne conquista una. Perché sono proprio gli elettori delle grandi città che sono piu influenzati dalla politica nazionale, piuttosto che da quella locale e dalla conoscenza dei singoli candidati; quindi è qui che si pagano di più gli errori politici. Ne sono un esempio Roma, Napoli e Torino soprattutto per il Pd, ma anche Roma e Milano per il centrodestra. Viceversa, dove la politica nazionale conta di meno, è nei capoluoghi minori di provincia che il centrodestra rialza un po’  la testa, in numerose città, anche estremamente difficili come Grosseto, Savona e  Brindisi, e vince a Novara, Trieste, Isernia, Olbia, Pordenone, San Benedetto del Tronto ed altre. Ma perde due città “impossibili” da perdere come Latina ( Littoria) e Varese. Qual è in sintesi la narrazione?

I punti critici del centrodestra

1. Si sente la mancanza di una cabina di regia nazionale: il centrodestra organico fatto di un’alleanza di partiti coalizzati, con pari dignità, non esiste e in ogni città vige la politica del “fai da te” . Non esiste alcun baricentro regolatore che possa intervenire in situazioni delicate o possa compiere scelte lungimiranti, quando servono.
2. Esiste un deficit di classe dirigente del centrodestra in periferia e spesso, non essendoci personaggi sufficientemente autorevoli, tutto finisce in contrapposizione personalistica irrecuperabile, che porta a sconfitta certa.
3. Quando esiste una classe dirigente  questa spesso non è sufficientemente adeguata o ha scarsa esperienza politica e prende decisioni assolutamente improbabili.
4. Dove si vince, spesso è perchè circostanze imponderabili fanno sì che convergano brave persone, capaci, con un progetto amministrativo apprezzabile, favorite dalla conflittualità o dall’arroganza della controparte di centrosinistra.

Se esaminiano i singoli casi, nello specifico vediamo che a Milano non basta mettere tutti insieme, perfino centristi ed indipendenti di area di centrosinistra, per vincere . Occorre anche la spinta politica che evidentemente è mancata e non ha mobilitato strutture e organizzazioni di centrodestra per fare il risultato, pur in presenza di un elettorato tendenzialmente favorevole. Se poi pensiamo che a Napoli non siamo riusciti a mettere insieme tutto il centrodestra, pur in presenza di una sconfitta annunciata, capiamo quanto è difficile far ragionare gli esponenti locali aldilà del proprio cortile. Molto meglio a Bologna dove storicamente però le condizioni politiche elettorali sono difficilissime e il Pd vince quasi per  inerzia. Se esaminiamo Torino addirittura il centrodestra diventa trasparente, non ha rilevanza e tutto ciò che può fare è far vincere, per contrapposizione al Pd, il Movimento 5 Stelle. Resta l’analisi su Roma, vista soprattutto da un uomo di parte: molto meglio che ad andare al ballottaggio sia andato Giachetti, asfaltato dalla Raggi, che altrimenti in quel clima avrebbe asfaltato, anche se meno pesantemente, la Meloni.

Conclusione: questa consultazione con risultati a  macchia di leopardo in realtà è stata utilissima per quanto ci riguarda.
A. Ha seppellito definitivamente Berlusconi perché è più che evidente che non ha  progetto  e prospettiva politica, ormai è più un peso insostenibile che una risorsa, non serve più né a Renzi in accordi tipo Patto del Nazzareno perché non ha salvato Giachetti, né ad altri;  inoltre la salute, pur augurandogli una pronta guarigione, non gli da più le energie necessarie per stare sul pezzo; lui di creare una classe dirigente forte non ne ha mai voluto sapere:  ormai è  troppo tardi.
B. La Lega di Salvini, grazie a un’abile gestione della comunicazione nell’ultimo anno, aveva aperto grandi prospettive. Ma anche lì l’idea di non avere un partito strutturato, ma un Movimento verticistico con un uomo solo al comando, non ha consentito una crescita alla periferia, soprattutto nel caso delle elezioni comunali, così come stava nelle premesse dei risultati delle elezioni Europee 2014 e Regionali 2015. In pratica si è già esaurita quella spinta propulsiva.
C. Alla brillante affermazione di Giorgia Meloni a Roma non è seguito, se non occasionalmente, un risultato altrettanto positivo diffuso sul territorio nazionale. Un grande partito non può essere identificato solo da poche situazioni locali, ma, pur tra percentuali diverse,  deve avere una consistenza diffusa su tutto il territorio, frutto della promozione della classe dirigente centrale, che valorizza le opportunità locali. Questo è il tema prossimo venturo per rifondare una destra significativa e trainante.
D. Non basta organizzare un progetto solo  per casa nostra, soddisfatti di qualche buon risultato. Occorre ideare una strategia complessiva e articolata, che possa richiamare tutto l’elettorato di centrodestra, che in Italia è tuttora maggioritario, dargli  degli obiettivi e una prospettiva rispetto ai grandi temi che interessano tutti: sicurezza, immigrazione, occupazione, ripresa economica, difesa dalle politiche finanziarie e lobbistiche dell’Unione Europea, globalizzazione, garanzie rispetto alle pensioni e all’assistenza sanitaria. Su questi temi la Sinistra non ha contenuti proponibili, legata a miti ed ideologie perdenti.
E. Ma soprattutto occorre dare nuovi miti ed emozioni: il successo del M5S non viene da una classe dirigente (modestissima), contenuti (spesso assenti), progetti (generalmente irrealizzabili), ma da un vento emotivo che li ha portati a vincere, senza una base di proposte sostenibili; l’emozione si esaurirà presto e a quel punto noi dobbiamo essere pronti, avendo cura di aver preparato un’alternativa credibile.

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