L’Isis brucia vive 19 ragazze yazide. Assad: libereremo tutta la Siria

7 Giu 2016 19:52 - di Redazione

Rinchiuse in gabbie di ferro e bruciate vive davanti a centinaia di persone: è questo, secondo un’agenzia curdo-irachena, il supplizio riservato dall’Isis a 19 ragazze della minoranza yazida a Mosul per avere rifiutato di essere ridotte a schiave sessuali degli uomini del Califfato. L’agenzia Ara News è l’unica a riferire oggi la notizia, precisando di averla appresa da “attivisti e testimoni” che hanno detto di aver assistito giovedì scorso a questo nuovo episodio della lunga serie di orrori perpetrati dallo Stato islamico. «Sono state punite per aver rifiutato di fare sesso con i miliziani dell’Isis», ha affermato l’attivista locale Abdullah al Malla. «Le 19 ragazze – ha aggiunto un testimone sempre citato da Ara News – sono state bruciate vive mentre centinaia di persone guardavano senza poter fare niente». Oltre 3.000 donne e ragazze yazide erano state sequestrate e vendute come schiave sessuali sul territorio controllato dallo Stato islamico in Iraq e in Siria dopo che, nell’agosto del 2014, i jihadisti si erano impossessati della regione irachena di Sinjar, culla di questa minoranza religiosa considerata eretica dai sunniti dello Stato islamico. Altri centinaia di membri della comunità erano stati massacrati e gettati in fosse comuni. Nel novembre scorso le forze curde dei Peshmerga hanno riconquistato Sinjar, ma secondo il governo della regione autonoma del Kurdistan ancora 1.800 donne sono trattenute dall’Isis.

L’Isis continua con i suoi orrori

Per quanto riguarda Mosul, il Consiglio della provincia di Ninive, di cui la città è capoluogo, ha raccolto dati secondo i quali sarebbero oltre 5.000 gli abitanti, uomini e donne, “giustiziati” per i più svariati motivi dall’Isis nei due anni di occupazione. «E circa due milioni continuano a vivere in quella che è diventata una grande prigione», ha sottolineato Ali Khudier, membro del Consiglio. L’Isis ha intanto rivendicato un attentato compiuto con un’autobomba oggi nella città santa sciita di Karbala, che ha provocato 5 morti e 11 feriti secondo fonti della sicurezza. Mentre a Falluja i miliziani dello Stato islamico continuano a resistere ad un’offensiva lealista per riconquistare la città che dal gennaio del 2014 è sotto il controllo jihadista. Nel nord della Siria, nel frattempo, continua il calvario di Aleppo, dove oggi altri 15 civili sono morti a causa dei raid aerei governativi su quartieri controllati dai ribelli, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani. La stessa ong ha detto che le vittime si aggiungono ai circa 450 civili, tra i quali 80 bambini e ragazzi minorenni, rimasti uccisi dai bombardamenti da parte lealista e dei ribelli negli ultimi 45 giorni. Attivisti dell’Aleppo Media Center hanno accusato l’aviazione governativa di aver usato nelle ultime ore anche bombe a grappolo, bombe incendiarie al fosforo e a implosione. Parlando davanti al Parlamento appena insediato, il presidente Bashar al Assad si è detto sicuro di una vittoria militare del conflitto civile. «Abbiamo liberato Palmira e altri territori e libereremo ogni palmo di Siria», ha detto Assad, che poi si è lanciato in un attacco al presidente turco Recep Tayyip Erdogan per il sostegno di Ankara a formazioni anti-regime. «Aleppo sarà la tomba dei sogni e delle speranze di questo brutale assassino», ha detto il raìs, citato dall’agenzia ufficiale Sana.

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