Alla fine Mastella è sbottato: «Salvini? Al Sud non prende neanche un voto»

6 Giu 2016 20:05 - di Ezio Miles

Alla fine anche un democristiano doc come Clemente Mastella s’arrabbia e dal suo Sannio lancia fulmini all’indirizzo della Padania. La sua ira è rivolta contro Salvini, reo di punzecchiarlo in continuazione nelle sue esternazioni. Quello del leader della Lega è stato una sorta di tormentone per tutta la campagna elettorale: «Non ci sto con un centrodestra con i Mastella ecc..». Alla fine, il diretto interessato, dopo tante provocazioni, è uscito fuori dai gangheri: «Sono stanco delle salvinate,  lui non vuole avere a che fare con me? Sono io e la gente che sta con me a non volerlo. Salvini non ha preso un voto nel Mezzogiorno d’Italia, è un personaggetto (espressione cara anche a De Luca-Crozza n.d.r.) abituato a una forma di vanità. Nessuna alleanza con lui e alla mia gente dirò che dove c’è Salvini non c’è Mastella».  Mastella, candidato sindaco di Benevento sostenuto dal centrodestra,  s’è sfogato nel corso di una conferenza stampa convocata in città per analizzare il voto di ieri. «Salvini ha tentato di vedere il Mezzogiorno come un modesto garibaldino – ha concluso – ma non c’è riuscito e non ci riuscirà mai».

Difficile non solidarizzare con il Clemente più famoso d’Italia. Non si vede infatti che fastidio possa dare a Salvini uno come lui, che non manifesta più ambizioni di politica nazionale e che , purtuttavia, non rinuncia a occuparsi delle questioni della sua terra e della sua comunità. Il fatto è che, nel costume politico nazionale,  è rimasta, tra le tante cattive abitudini, anche quella dell’invettiva gratuita. Sfugge in questi casi una semplice verità: per dimostrarsi “nuovi” , non c’è bisogno di esorcizzare in continuazione  quello che si ritiene “vecchio”. Anche perché il “nuovo”, prima o poi, diventa “vecchio”. E occorrono vere idee forti, invece che facili slogan, per scongiurare obsolescenza, irrilevanza e fuoriuscita dalla storia. La comunicazione politica fine a se stessa, si rivela sempre, alla lunga, un boomerang.  Con buona pace del “rottamatore” Renzi.

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