Merkel detta la linea: dopo Brexit, la Germania conta di più in Europa
Attenzione alle false impressioni. Il Regno Unito se ne va: una buona occasione per qualche vertice in più — si può pensare. No, questa volta è diverso. L’incontro di ieri a Berlino tra Angela Merkel, François Hollande, Matteo Renzi e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk può essere sembrato la parata di sempre. Dietro la facciata, però, c’è l’accelerazione della storia. Un comunicato e una conferenza stampa finali che non potevano che dare l’impressione della massima unità, vista la crisi in atto: in realtà, divisioni non da poco, con il governo tedesco che ha deciso di prendere un ruolo di leadership che potrebbe cambiare davvero l’Unione Europea. La cancelliera non ha avuto difficoltà nel fare passare la sua idea sul tema prioritario del momento, cioè quando aprire le procedure per l’uscita di Londra dalla Ue, si legge su “Il Corriere della Sera“.
Si aspetterà il nuovo primo ministro britannico
Ieri, anche dopo avere avuto contatti con Berlino, David Cameron ha deciso di anticipare le sue dimissioni da ottobre a settembre. A quel punto, chi gli succederà potrà chiedere formalmente alla Uè di avviare le procedure dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona sull’uscita dall’Unione. Merkel ha detto che non si può fare altro: spetta a Londra avviare il processo. Anche Hollande ha di fatto accettato questa agenda, nonostante a Parigi e a Bruxelles gran parte dei politici vorrebbero che la procedura d’uscita partisse subito, per dare il segnale che chi se ne va non deve aspettarsi sconti.
Merkel detta la linea: si aspetterà il nuovo leader conservatore in UK
«Prendiamo atto — ha detto il presidente francese — che c’è una tabella di marcia che riguarda anche le elezioni nel partito conservatore» britannico che dovrà decidere il nuovo premier. Bisogna fare presto, hanno detto i tre leader: ma le regole sono chiare, spetta a chi vuole uscire dalla Ue fare il primo passo. Non ci saranno nemmeno colloqui informali, si è precisato ieri. Per Merkel la questione è rilevante. Da una parte vuole lasciare il tempo a Londra di digerire la Brexit per potere mantenere con il Regno Unito un rapporto da partner negli organismi internazionali, prima di tutto Nato e Onu, Dall’altra vuole segnalare che la Ue non è incattivita quando un elettorato le vota contro. Soprattutto, però, vuole tenere in mano l’iniziativa, cioè intende evitare che la gestione della Brexit sia lasciata alla Commissione europea: secondo lei è arrivato il momento di chiarire che in questo passaggio di crisi la leadership spetta ai governi. E probabilmente anche dopo la crisi.