Merkel tende la mano a Londra, per un’uscita morbida dalla UE
Il dramma, adesso, è mettere d’accordo la Germania con se stessa. Dopo una riunione di due ore e mezza nella berlinese Villa Borsig, i ministri degli Esteri dei sei Paesi fondatori della Ue – Italia, Germania, Francia, Paesi Bassi, Lussemburgo e Belgio – hanno mandato ieri un messaggio forte. Il Regno Unito deve avviare le procedure di usata dalla Ue «il prima possibile», si legge nel comunicato riportato da “la Repubblica“.
Il negoziato «deve avvenire in un clima positivo, pragmatico», dice la Merkel
Negli stessi minuti è stata Angela Merkel a freddare i Sei, sostenendo che «certo, non dobbiamo metterci secoli» ma che non bisogna «insistere per un processo veloce». Il negoziato «deve avvenire in un clima positivo, pragmatico» e il Regno Unito rimarrà comunque «un alleato stretto». Parole che devono aver fatto storcere la bocca al capo di un’altra corrente di pensiero nel suo governo, Wolfgang Schaeuble; che ha fretta di dare una lezione a Londra e vorrebbe precluderle future alleanze troppo vantaggiose, per scoraggiare le destre populiste nel resto d’Europa a tentare la scorciatoia inglese.
Divisioni nel governo tedesco dopo la Brexit
Una terza scuola di pensiero tedesca è quella del vicecancelliere Gabriel e del presidente del Parlamento Ue Schulz, che in un documento congiunto si sono impegnati per un “nuovo inizio” dell’Europa, che rafforzi la Commissione e favorisca una politica estera comune. Ma Merkel frena su integrazioni ulteriori, esattamente come Schaeuble. Anche Steinmeier e i cinque colleghi hanno dichiarato ieri che è sbagliato sia chiedere “più Europa”, sia congelare tutto. Un cerchiobottismo, precipitato anche nel comunicato, che guarda a due importanti appuntamenti elettorali, in Germania e in Francia, nel 2017. Intanto, uno che a Bruxelles ha preso alla lettera il messaggio delle urne è il commissario Ue per la stabilità finanziaria, Jonathan Hill, passaporto britannico, che ha presentato ieri le sue dimissioni. Tuttavia c’è un altro aspetto importante della riunione berlinese che il belga Reynders ha fatto emergere: «Non è un’idea nuova quella di un’Europa a più velocità, è già una realtà ed è possibile che in molti campi si prosegua così».