Raggi dà l’avviso di sfratto ai vertici Ama. E il Dg Atac offre la propria testa
Lo presentano al Forum rifiuti di Legambiente come presidente e amministratore delegato di Ama, la municipalizzata che gestisce i rifiuti della Capitale. Ma quando sale sul palco per parlare, Daniele Fortini, nominato il 27 gennaio 2014 da Ignazio Marino, Amministratore Delegato e Presidente di Ama Spa, gela la platea: «sì – dice- sono presidente e Amministratore fino a domani. Il Cda domani – rivela il manager renziano con casa a Firenze – si presenta dimissionario e rimette il proprio mandato nelle mani del nuovo sindaco. Adotteremo il documento per il passaggio delle consegne. Faremo tutto quello che è in nostro potere per permettere al sindaco di esercitare le sue prerogative il più rapidamente possibile. Poi decide il sindaco come procedere. Tutto può succedere anche nelle 24 ore». Alla domanda «se glielo chiedessero sarebbe disposto a restare?» alla guida della municipalizzata dei rifiuti, Fortini replica amaro: «E’ un’eventualità che non si è proposta».
E’ il primo avviso di sfratto nella marcia a tappe forzate dello spoil system grillino. A casa i manager targati Pd. A casa, soprattutto, quelli che hanno messo in ginocchio Roma assieme agli uomini del Pd.
E, infatti, a ruota segue una dichiarazione zuccherosa e democristiana di Marco Rettinghieri, ex-General manager di Expò catapultato da Renzi sulla poltrona di Direttore generale di Atac – azienda municipalizzata dei trasporti di Roma – interpellato su cosa intenda fare con il cambio di amministrazione e l’arrivo in Campidoglio di Virginia Raggi del Movimento 5 Stelle: «Domani rimetterò il mandato nelle mani dell’amministratore unico Brandolese, nominato dal Comune. Penso sia un gesto istituzionale, elegante ed apprezzabile. Questo non vuol dire dare le dimissioni. Aspetterò di essere contattato dalla nuova amministrazione. Se sono disposto a restare? Sono valutazioni da fare a suo tempo, non metto mai il carro davanti ai buoi», dice con la raffinata diplomazia che conviene avere davanti alle rivoluzioni e alle teste che rotolano.
Sfoggia sicurezza Alberto Irace, Amministratore Delegato di Acea, nonostante i Cinque Stelle siano stati molto chiari fin dall’inizio avvertendo che, in caso di vittoria, avrebbero sostituito il management della municipalizzata che gestisce le utilities, acqua ed elettricità: «Non ero preoccupato» prima delle elezioni «e non lo sono ora».
«Nei prossimi giorni – aggiunge Irace a margine della Relazione dell’Autorità per l’energia – immagino sarà necessario avere un confronto sereno e lo promuoveremo sicuramente perché rientra nei doveri del management interloquire con tutti gli azionisti». In ogni caso, conclude, «abbiamo un piano industriale che porteremo avanti con il rigore e la serenità di sempre. Il Cda andrà in scadenza, c’è una legge e c’è la prerogativa dell’azionista».
Ferma, invece, la smentita dell’Acea sui rumors che davano la presidente Acea, Catia Tomasetti, sulla rampa di lancio, pronta per il decollo verso altri lidi. L’azienda di piazzale Ostiense «smentisce categoricamente che il presidente, Catia Tomasetti abbia dato la propria disponibilità a “fare un passo indietro”». «Tra l’altro – aggiunge la nota di Acea – è destituito di ogni fondamento anche che il presidente avrebbe convocato una riunione dello staff per “comunicazioni urgenti”, come riportato. Essendo Acea quotata alla Borsa di Milano, la presidente Tomasetti precisa che semmai fosse sua intenzione “fare un passo indietro”, e non lo è, prima di procedere a ogni tipo di comunicazione ad altri soggetti, ne discuterebbe con gli azionisti della società, in primis con l’azionista di maggioranza (il Comune di Roma)».
La decisione politica se far rotolare o meno le teste dei manager incistati dal Pd nelle municipalizzate spetta alla Raggi, quella strategica spetta ad Antonio Blandini professore di Diritto commerciale presso la facoltà di Economia dell’Università Federico II di Napoli e titolare dell’insegnamento di Diritto commerciale progredito presso la facoltà di Economia della Luiss Guido Carli, che potrebbe diventare il Mr. Partecipate del Campidoglio a trazione grillina. La neoeletta sindaco lo avrebbe scelto per entrare in giunta e guidare l’assessorato “di scopo” che avrà come obiettivo proprio di sfoltire la “giungla” di società partecipate dove decine e decine di manager o presunti tali, tutti rigorosamente targati Pd, passano ogni mese a tendere la mano e a ritirare lauti stipendi portando, in cambio, risultati disastrosi. Un incarico, quello di Blandini, “a tempo”, legato al compimento della sua mission.