Milano, Salvini: «Credo nella vittoria. Di un pelo, ma Parisi ce la farà»

18 Giu 2016 7:33 - di Redazione

Salvini, leader della Lega, perché ha scelto Bologna e non Milano per la chiusura della campagna elettorale? «Bologna è la casa del sistema rosso: Coop rosse, Cgil, centri sociali. Ci ho messo la faccia e continuo a metterci la faccia». Si è notata la sua assenza giovedì sera alla festa di chiusura della, campagna di Stefano Parisi. Come mai non c’era? «Questa settimana a Milano ho fatto quattro volantinaggi al mercato. E più produttivo incontrare 200 persone tra le bancarelle che andare in una discoteca. Io avrei fatto la festa in un quartiere popolare: a Baggio, al Lorenteggio o al Giambellino. Vorrà dire che faremo la festa in periferia quando Parisi sarà sindaco», si legge su “Il Quotidiano nazionale“.

Salvini: “Il risultato di Parisi non avrà ricadute nazionali”

Qualche osservatore sostiene che ci sia un disimpegno della Lega nella sfida milanese. E cosi? «No, nessun disimpegno. Al primo turno la Lega ha ottenuto il suo massimo risultato elettorale in città da 20 anni a questa parte (11,7%, ndr). Se guarda la mia cover su Facebook c’è la mia faccia al fianco di quella di Parisi». Crede nella vittoria? «Certo. Tra Parisi e Sala c’è una differenza dello 0,5%. Di un pelo, ma vinciamo». Intanto Gabriele Albertini, capolista di Parisi, vi punzecchia: «Assolutamente marginale l’1% della Lega». Cosa risponde? «Albertini si è già scusato. Accetto le sue scuse». Forza Italia (20,2%) ha preso quasi il doppio dei voti della Lega. «FI partiva dal 30% e noi dal 9%. C’è chi scende e c’è chi sale. Sono comunque contento che gli azzurri abbiano ottenuto un buon risultato, altrimenti non saremmo in corsa per vincere a Milano».

Salvini: “con Passera o Alfano io ho poco a che fare”

Se prevale Parisi a Milano, vincerà un centrodestra a trazione moderata a livello nazionale? «No, questo è un esperimento milanese. Il risultato non avrà ricadute nazionali, né in caso di vittoria né in caso di sconfitta. Anche perché a livello nazionale, con tutto il rispetto, con Passera o Alfano io ho poco a che fare. Un conto è gestire una città, un altro conto è cambiare il Paese». Niente modello Milano, dunque, alle Politiche? «Quel modello va bene per Milano. Punto». Resta il nodo della leadership del centrodestra. «La leadership è l’ultima delle nue preoccupazioni. Noi sabato prossimo, a Parma, apriremo il cantiere. L’appuntamento si chiama proprio così: ‘Cantiere’. I politici ascolteranno e una dozzina di imprenditori ed economisti spiegheranno il centrodestra e l’Italia che hanno in mente. Da Ettore Gotti Tedeschi a Massimo Gandolfini fino a Stefano Cordero Montezemolo». Inviterà gli esponenti degli altri partiti del centrodestra? «Tutti. Abbiamo invitato Forza Italia, Giorgia Meloni, Fitto… Ma sabato prossimo i politici ascolteranno e basta».

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