A Dacca è stata una mattanza: così sono stati torturati e mutilati gli italiani
Una vera mattanza. L’orrore sulle vittime di Dacca è stato marchiato con torture, tagli provocati da armi affilate, probabilmente machete e, non su tutti, anche mutilazioni. Quanto emerso dalle autopsie eseguite nell’istituto di medicina legale del policlinico Gemelli di Roma sulle salme dei nove connazionali uccisi in Bangladesh è terrificante. L’equipe di medici legali, guidati da Vincenzo Pascali e Antonio Oliva, non ha trovato segni di colpi di grazia, anche se alcuni proiettili sono stati recuperati ed ora saranno analizzati per risalire al tipo di arma da cui sono stati sparati. Non mancano sui cadaveri anche tracce di esplosivo.
A Dacca, una morte lenta, atroce
Insomma una morte lenta e atroce quella degli italiani uccisi in Bangladesh. I terroristi hanno infierito sulle loro vittime in modo tale da non farle morire subito. In attesa che nei prossimi giorni saranno celebrati i funerali dei nostri fratelli italiani uccisi sulla tragedia di Dacca sta riferendo il ministro per gli Affari Esteri Paolo Gentiloni nell’Aula del Senato, citando uo ad uno i nomi delle vittime trucidate. “Non daremo tregua all’Isis”, dice. “Rivolgo un appello alla vasta comunità musulmana che vive in pace nella stragrande maggioranza in Italia: impegnatevi a viso aperto unitariamente contro questi terroristi che abusano della vostra religione deturpandola. Il vostro impegno sarà decisivo nella sconfitta del terrorismo e della radicalizzazione”.
Sul fronte delle indagini appare inevitabile che la procura di Roma chieda, tramite rogatoria internazionale, alle autorità del Bangladesh di avere copia degli atti dell’inchiesta sull’attacco terroristico. Il pm Scavo, al vaglio del quale c’è anche la possibilità di inviare degli investigatori a Dacca per seguire da vicino le indagini, potrebbe chiedere anche di interrogare il terrorista arrestato ed altri soggetti che potrebbero fornire elementi utili per la prosecuzione degli accertamenti. Intanto, Gian Galeazzo Boschetti, scampato alla morte al contrario della moglie Claudia D’Antona, ha ricostruito con i carabinieri del Ros, la dinamica del tragico attacco. Sentito come testimone, Boschetti, da 22 anni in Bangladesh, ha ribadito di essere sopravvissuto grazie ad una telefonata che lo aveva fatto uscire dal locale e di non aver mai avuto sentore che potesse accadere una cosa del genere. Ma un nuovo video diffuso dell’Isis su Internet minaccia altri attacchi in Bangladesh. Il filmato mostra tre giovani che parlano bengalese e elogiano il commando responsabile dell’attacco al caffè a Dacca. Il video è stato diffuso dal Site, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste sul web e sarebbe stato girato a Raqqa, la roccaforte dei jihadisti in Siria. “E’ stato un assaggio…si ripeterà”, dicono i tre nel video. Dei tre, solo uno ha il viso scoperto. Il video inizia con messaggi di propaganda dello Stato islamico e fa un resoconto dei morti provocati finora dai numerosi attacchi terroristici rivendicati dall’Isis.