Fallito golpe, Gentiloni usa eufemismi. E Renzi dopo ore di silenzio straparla
Prima un misto di paura e silenzio. Dopodichè alle 23, 16 minuti di ieri sera, l’Italia, tanto per non sbagliare, fa solita figura di cacca. “Seguo l’evolversi dell’iniziativa militare con l’ambasciata. L’Unità di crisi contatta i connazionali invitandoli a restare in casa” Sono appunto le 23,16 di venerdì quando l’Ansa batte il messaggio Twitter del nostro ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Il tentato Golpe in Turchia, che in quei minuti era in corso e sembrava pure prossimo al successo, consigliava il nostro capo della diplomazia a parlare di “iniziativa militare“. Tutto il mondo aveva le telecamere e i social funzionanti puntati sulla Turchia, tutti chiamavano quanto stava per accadere con il nome più corretto, Golpe. Tutti tranne il mitico Gentiloni. Per lui, perciò per l’Italia, era in atto una “iniziativa militare“. Come fosse una dimostrazione o una esibizione oppure una rassegna: come se si trattasse di attività quasi normali, di routine e non di un colpo di Stato in corso. C’è da dire che, almeno, il povero Gentiloni c’haveva provato. Seguito un’ora dopo dalla Pinotti, ministro della Difesa, che sempre in riferimento al Golpe twittava di “seguire l’evolversi della situazione“. Stop. In quelle fasi concitate, drammatiche, il Burlone fiorentino che sta a Palazzo Chigi rimaneva in perfetto silenzio. Muto. Chissà, forse spaventato. Pure dopo che gli americani, a due ore e mezza dall’inizio del tentato Golpe, avevano annunciato il loro sostegno al “governo eletto” sconfessando l’iniziativa militare di cui erano certamente al corrente, il nostro Matteuccio è rimasto afono. E dire che lui non perde occasione per ciarlare, per far sentire la sua voce e i suoi sferzanti giudizi su quel che accade in ogni angolo del pianeta. Ma stavolta niente. Neppure dopo che la Merkel ha detto la sua a sostegno di Erdogan. Neppure dopo le due incomprensibili parole vergate anche da quell’ectoplasma della Mogherini a nome di una Ue sempre più inesistente. Magari dormiva, il nostro Renzi. Che comunque al risveglio, in tarda mattinata, ha provato a recuperare il tempo perduto parlando di “sollievo” perché in Turchia “prevale la stabilità delle istituzioni democratiche”. Che per Renzi sarebbero quelle di Erdogan. Ecco: era meglio se fosse rimasto zitto.