Guerra di Spagna, 80 anni fa partì la “Cruzada” di Francisco Franco

18 Lug 2016 10:04 - di Aldo Di Lello

Oggi ricordiamo un evento cruciale nella storia dell’Europa. Il 18 luglio del 1936, esattamente 80 anni fa, le truppe spagnole di stanza in Marocco, con i legionari del Tercio in prima fila, si ribellarono al governo di Madrid, il governo del Fronte Popolare che aveva vinto le elezioni in Spagna pochi mesi prima. A capo di quella sollevazione c’erano quattro generali. Il più famoso, quello che poi sarebbe diventato il Caudillo, era Francisco Franco. Accanto a lui c’erano Emilio Mola, Gonzalo Queipo de Llanno, José Enrique Varela. Fu l'”Alzamiento”, atto d’inizio di quella che sarebbe stata ricordata come la Guerra di Spagna (o guerra civile spagnola) e che sarebbe durata per quasi tre anni in un crescendo di ferocia. Si tratta di una stagione tragica ma fondamentale, ancorché risulti sostanzialmente rimossa dalla memoria europea, pur contenendo, quell’esperienza, insegnamenti preziosi anche oggi, per affrontare la terribile fase di instabilità vissuta dal Continente.

Oltre la vulgata storiografica

Nelle poche occasioni in cui si accenna alla Guerra di Spagna se ne parla ancora riproponendo la solita, vecchia vulgata storiografica: la rivolta delle forze franchiste sarebbe stata ispirata dai ceti “conservatori” che erano avversi alla “legalità democratica” e alle “riforme” proposte dal “progressista” governo repubblicano. La realtà storica è ben diversa. La vittoria del Fronte Popolare nelle elezioni del febbraio 1936 segnò l’avvio di una stagione di violenze e di sopraffazioni in Spagna . La coalizione che era salita al potere in quell’anno era egemonizzata dai comunisti e da altre forze estremiste. I repubblicani non erano che un paravento. La “legalità democratica” era in realtà una favola, tanté che la Spagna aveva conosciuto 5 anni prima un colpo di Stato, da cui era scaturita la cosiddetta Seconda repubblica. Il leader socialista di Spagna, Francisco Largo Caballero, così aveva affermato poco prima le consultazioni di febbraio: “Se non vinciamo le elezioni, dovremo arrivare per forza alla guerra civile dichiarata”.

Le violenze dei repubblicani di Spagna

E guerra civile in Spagna fu, da subito, con buona pace della legalità democratica e repubblicana. Non a caso, il fatto che innescò l’ “Alzamiento” fu il sequestro e l’uccisione, da parte della polizia, del deputato monarchico José Calvo Sotelo, il quale aveva denunciato in Parlamento le violenze degli estremisti protetti dal governo repubblicano. “Le masse di sinistra – leggiamo sul sito di Cristianità – celebrarono il loro trionfo con un uragano di violenze, occupazioni, attacchi, incendi di chiese e di conventi, di morti e di feriti. Da quella data cessò di esistere non solo l’ordine pubblico, ma la vita quotidiana nella tranquillità minimale che ci si può aspettare da uno Stato di diritto. Nel suo intervento alle Cortes il 15 aprile, José Calvo Sotelo denuncia 178 incendi e 199 assalti e danneggiamenti a chiese, centri politici e abitazioni private; 74 morti e 345 feriti. Da parte sua, il 16 giugno, José María Gil Robles denuncia, fra gli altri, i seguenti fatti: 160 chiese distrutte, 251 attaccate, 269 morti e 1.287 feriti, oltre ad assalti, scioperi, giornali distrutti e centri politici presi d’assalto”.

Il significato della “Cruzada”

E’ in questo clima e a causa di questi fatti che si produce la sollevazione del 18 luglio. La rivolta militare non ha, all’inizio, un vero e proprio programma ideologico. Ma il terreno culturale della rivolta è comunque dissodato dalle elaborazioni nazionaliste, tradizionaliste e fasciste. Due intellettuali, Ramiro de Maetzu e José Antonio Primo De Rivera, il fondatore della Falange, vengono subito trucidati dai repubblicani. L’intera campagna dei nazionalisti si affermerà come difesa dell’identità della Spagna e della sua tradizione cristiana dalle forze che puntano a sradicarla. Non a caso, tra i repubblicani, è forte l’influenza della Massoneria. Di qui anche le atrocità anticristiane di cui si macchierà il governo repubblicano. Ma di qui anche l’idea della “Cruzada” che accompagnerà l’impresa di Francisco Franco negli anni del conflitto. La “Cruzada” è il richiamo morale alla memoria della “Reconquista” , vale a dire la storica impresa che, nel Medio Evo, portò alla rivincita delle forze cristiane di Spagna contro i musulmani invasori, impresa che ha segnato in profondità l’identità spirituale e culturale del Paese iberico. Va anche aggiunto che la Guerra di Spagna fu la quintessenza della “guerra ideologica” del Novecento, nel senso che le motivazioni ideali furono preminenti rispetto alle motivazioni geopolitiche. Tant’è che in Spagna arrivarono, tra il 1936 e il 1939, volontari da tutta Europa, militanti e intellettuali che si schierarono su fronti contrapposti.

La furia anticristiana dei repubblicani del ’36 come quella dell’Isis

Quello che però segna in profondità la memoria di quella guerra furono le atrocità commesse dai repubblicani contro il cristianesimo e contro la Chiesa. In quei tre anni, la Spagna conobbe una vera e propria persecuzione religiosa, che portò alla distruzione del 70% delle chiese e all’uccisione di quasi diecimila persone, tra le quali 13 vescovi, 4.184 sacerdoti e seminaristi, 2.365 religiosi, 283 religiose e diverse migliaia di laici. Un bilancio completo non è ancora stato stilato. Certo è che simili nefandezze richiamano direttamente le odierne atrocità dell’Isis nella sua furia anticristiana. Fu Giovanni Paolo II a iniziare la beatificazione di tanti di quei martiri. Dopo tanti anni, e davanti al fanatismo anticristiano che esplode in tutto il mondo, l’idea della “Reconquista” può fornire una forte motivazione ideale per l’Europa. Quando le truppe di Francisco Franco entrarono vittoriose a Madrid, in tutte le chiese della città venne intonato il “Te Deum”.

 

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