Il paradosso di Erdogan: censura i social, ma proprio i social lo salvano
Passata la paura, chissà se ora Erdogan diventerà più democratico e, soprattutto, più aperto verso media e social media. La nottataccia turca tra il 15 e il 16 luglio 2016 passerà infatti alla storia anche per un paradosso. Erdogan, l’aspirante “sultano” che s’è distinto negli ultimi anni nella censura di media e social media, proprio dai media e dai social media è stato salvato.
Sono circa le 23,30 di ieri sera, i militari golpisti annunciano di avere preso il potere dopo aver occupato la tv di Stato. A Erdogan rimane solo la strada dell’appello al popolo attraverso i social. Allo smartphone registra queste accorate parole rilanciate dalla Cnn: «Sono ancora il presidente della Turchia ed il Commander in chief: resistete al colpo di stato nelle piazze e negli aeroporti». L’appello diventa immediatamente virale. La gente esce da casa e invade le strade. Il golpe fallisce e tutti festeggiano lo scampato pericolo… nonostante la politica di Erdogan in tema di libertà di espressione. Curioso no? Sicuramente una bella lezione per chiunque oggi pensi di esercitare il potere a dispetto di media.
Ma perché siamo arrivati a questo punto? Il tentato golpe di stanotte è scattato alla fine di un lungo braccio di ferro tra Erdogan, che ha portato avanti una pesante islamizzazione della Turchia, e i militari, che storicamente si sono sempre opposti a ritorni al passato ottomano, ai califfati e al diritto islamico. Erdogan aveva diminuito i livelli di democrazia interna, perseguitato le minoranze e messo il bavaglio alla libera informazione, ma ha sottovalutato il ruolo dell’esercito, custode della tradizione kemalista e istituzione laica quanto occidentale. L’esercito turco è il secondo, dopo quello americano, per potenza e dimensione della Nato, di cui è considerato la sentinella fedele sul lato orientale.
Ora però l’equilibrio è saltato. Il kemalismo, con il fallito golpe, ha indubbiamente ricevuto un brutto colpo. Ma Erdogan commetterebbe un errore fatale se pensasse che, quello di stanotte, è stato un suo successe personale se dovesse insistere nella islamizzazione della Turchia. La gente ha voluto salvare, non tanto il governo, quante la democrazia. Ne tenga conto, l’aspirante “sultano”, nella sua futura politica sulla libertà di stampa.