Legge Severino, la Corte di Strasburgo avvia l’esame del ricorso di Berlusconi

11 Lug 2016 13:39 - di Paolo Lami

La tanto contestata Legge Severino applicata, praticamente, solo contro Silvio Berlusconi e divenuta, quindi, una sorta di legge contra personam, sbarca alla Corte europea dei diritti umani che ha oggi avviato in via preliminare l’esame del ricorso presentato proprio dal Cavaliere contro l’applicazione al suo caso della norma.
I giudici dovranno pronunciarsi sulla sua ammissibilità e sul merito dopo che si sarà svolto il contraddittorio tra le parti e il ricorso è stato comunicato al governo italiano che potrà, così, esporre le sue ragioni e spiegare perché la legge è stata applicata solo contro il leader di Forza Italia.
L’ex-premier ha già depositato le proprie ragioni ed ora spetta al governo italiano produrre le prove a proprio discarico. Nel ricorso, a cui è stato assegnato il numero 58428/13, Silvio Berlusconi contesta all’Italia il fatto di aver applicato retroattivamente la legge Severino al suo caso, violando cosi l’articolo 7 della Cedu, Convenzione europea per i diritti umani  che sancisce il principio di “nulla poena sine lege”, nessun a pena senza legge: «nessuno può essere condannato per una azione o una omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o internazionale. Parimenti, non può essere inflitta una pena più grave di quella applicabile al momento in cui il reato è stato commesso».
L’ex-Cavaliere afferma che la sua incandidabilità e conseguente decadenza del mandato parlamentare sono stati dovuti a una condanna per fatti avvenuti prima che la legge Severino entrasse in vigore.
Nel ricorso Berlusconi sostiene poi che l’Italia ha violato anche l’articolo 3 del protocollo 1 della Cedu, che sancisce il diritto a libere elezioni, perché non gli è stato permesso di continuare il mandato per cui era stato eletto, e questo ha leso non solo il suo diritto ma anche quello degli elettori.
Infine l’ex-premier sostiene che è stato leso il suo diritto a un ricorso effettivo contro la decisione presa nei suoi confronti, sancito dall’articolo 13 della Cedu.
Nel comunicare il ricorso al governo italiano la Corte di Strasburgo chiede in particolare a Roma le informazioni necessarie per valutare se la decisione del Parlamento di mettere fine al mandato del senatore Berlusconi costituisca una sanzione penale, una condizione essenziale perché vi sia una eventuale violazione dell’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani.
La Corte vuole inoltre sapere se la procedura che a messo fine al mandato prevede sufficienti garanzie contro un uso arbitrario della decisione.
Infine, Strasburgo chiede a Roma se Berlusconi abbia potuto avvalersi di un rimedio efficace davanti alle istanze nazionali per ricorrere contro la decisione presa dal Parlamento.

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