“L’obiettivo dell’ISIS è colpire in Occidente, è uccidere gli infedeli, cioè noi”

3 Lug 2016 8:22 - di Redazione

Il presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, il senatore Giacomo Stucchi, della Lega, normalmente è un ottimista. Oggi, no. «Dobbiamo essere realisti. La situazione è sempre più grave». Eppure si dice che l’Isis sul campo arretra. «È verissimo. Ma ha anche cambiato strategia. Dal conflitto simmetrico, tra eserciti, in campo aperto, stanno passando a un conflitto asimmetrico. Pochi uomini che si immolano per ottenere un risultato enorme», si legge su “la Stampa“.

Stucchi: “il primo obiettivo dell’ISIS restano gli infedeli”

Era sbagliato combatterli militarmente? «No, è un bene che in Iraq, in Siria, e ora anche in Libia, si stia riducendo la loro area di influenza, ma il contraccolpo, da quanto ci dicono i servizi segreti, è evidente. Il Califfo non chiama più i foreign fighters a combattere da loro, ma li invita a colpire dovunque si trovino. Al limite, l’indicazione che hanno è di spostarsi in Occidente. E il primo obiettivo restano gli infedeli. Cioè noi. Stanno tornando alle origini, agli attacchi suicidi». Sembrerebbe un bene che Isis rinunci all’idea del Califfato in terra d’Islam e che sia costretta alla clandestinità. «Sono in evidente arretramento. Però reagiscono nel modo che per loro è il più produttivo. Piuttosto che perdere dieci miliziani in battaglia, meglio mandare uno o due aspiranti suicidi a colpire un obiettivo facile, con tanta gente innocente. E meglio ancora se occidentali. Cosi è garantita un’eco mondiale, devastante per l’opinione pubblica».

E’ impressionante il bollettino di guerra dell’ISIS

«Guardi, il passaggio di Daesh alla seconda fase, se possibile, preoccupa ancor più di prima. Perché s’è visto che potrebbe esserci tanta gente che simpatizza per loro. E poi perché s’è visto che colpiscono sempre più spesso obiettivi facili, i cosiddetti soft target. L’effetto terroristico è lo stesso. Il che, per venire all’Italia, ci deve spaventare: se i luoghi a rischio, gli “hard target”, sono più o meno presidiati, i “soft target” sono troppi. Impossibile presidiare ogni ristorante, bar, cinema, piazza di paese. Cosi è diventata una lotta impari». Lei conosce molti dossier riservati. Le risulta che per questi attentati giungano indicazioni precise del Califfo? «Ai nostri servizi risulta che è in corso una sorta di gara a chi fa più danni». Vogliono entrare nel Guinness degli orrori? «Qualcosa del genere. Gli aspiranti suicidi sognano di sterminare più infedeli che possono, e allo stesso tempo sperano che il loro nome venga ricordato per l’eternità come quelli che hanno ucciso più di tutti. Cercano di segnare un record per entrare nella storia. Ma questo non è sport, questa è morte».

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