Parisi non vale una leadership: forzisti e alleati perplessi sul nuovo “delfino”

25 Lug 2016 16:56 - di Valerio Falerni

Il “modello Milano” incarnato da Stefano Parisi non scalda più di tanto i cuori del centrodestra e neppure quelli di Forza Italia. Pesa, su Parisi, la sconfitta subita, seppur di misura, al ballottaggio dal renziano Giuseppe Sala. Ma, soprattutto, pesa la preoccupazione dei dirigenti di una leadership pensata e imposta al di fuori del partito. L’imprimatur – tiepido, in verità –  di Berlusconi non pare aver contribuito a vincere le diffidenze del cerchio più ristretto del Cavaliere, sebbene nessuno abbia voglia e interesse a esporre pubblicamente le proprie perplessità.

La “soluzione Parisi” non sfonda nel centrodestra

«Non è che i leader nascano sotto i cavoli», avverte infatti in una dichiarazione agrodolce Paolo Romani. «Parisi – aggiunge – è il benvenuto» ma «non è che l’idea liberal-popolare sia un’idea nuova, la condividiamo tutti». Che è un po’ come dire che Parisi ha scoperto l’acqua calda. Taglia invece corto Maria Stella Gelmini, secondo cui «il problema Parisi non esiste». E non è vera – puntualizza la coordinatrice lombarda di FI – l’immagine di «una classe dirigente di Forza Italia arroccata e divisa sul nome di Parisi». Per Daniela Santanché, che pure ha auspicato il ricorso a strumenti democratici per l’individuazione della leadership, «non è una questione di persone ma di principi, programmi di risposte».

Salvini: «Non mi interessano marmellate né minestroni»

L’impressione è che più ci si allontani dall’ufficialità di Forza Italia e più cresca l’ostilità nei confronti della “soluzione Parisi”. Basta sentire le parole pronunciate da Matteo Salvini ai microfoni di Rtl 102.5 durante “Non Stop News” per rendersene conto: «Io non voglio mettere insieme minestroni o marmellate – dice il leader leghista – a me interessa che sia condiviso il progetto, sicuramente non lo condivido con gli Alfano, i Passera, i Cicchitto, quella gente lì», cioè tutta gene che Salvini considera ormai “indesiderabili”. In quell’elenco il nome di Parisi non c’è. Almeno, non ancora.

 

 

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