Referendum, la Meloni schiera i sindaci nei comitati “No grazie”
Fratelli d’Italia-An riparte dal territorio. E lo fa attraverso il Comitato referendario “No grazie”, che sarà battezzato sabato ad Arezzo. «Ad animarlo – ha spiegato la leader Giorgia Meloni in un’intervista al Corriere della Sera – saranno i presidenti di Regione, i sindaci, i consiglieri, gli amministratori a tutti i livelli che si oppongono a questa riforma e che vogliono far sapere ai cittadini perché è sbagliata, perché li coinvolge e perché va cambiata. L’iniziativa – ha aggiunto – è aperta a chi si oppone alle politiche di Renzi».
L’annuncio della Meloni: «Sindaci in prima fila»
Esistono, ovviamente, ulteriori motivazioni alla base dell’iniziativa di FdI-An, a cominciare dalla necessità di cogliere l’occasione referendaria per restituire smalto e coesione ad un centrodestra in affanno. E la Meloni non vuole restare a guardare: «Siamo pronti a accogliere tutti – dice – di qualunque partito o lista siano, che non condividono la riforma». E poi c’è la risorsa sindaci, che FdI-An uole coinvolgere nella battaglia per il “No” sia perché non è saggio nè conveniente lasciare al solo Matteo Renzi il “monopolio” sulla rappresentanza dei primi cittadini sia perché anche loro vengono toccati dal contenuto della riforma sottoposta ora a referendum confermativo. Ecco perché la Meloni ha annunciato che saranno soprattutto «i sindaci e gli amministratori» a spiegare «quanto questa riforma non aiuti il loro lavoro quotidiano».
«Riformare anche la prima parte della Costituzione»
Il giudizio negativo della Meloni e di Fdi-An non si limita al rapporto tra governo centrale ed autonomie locali. «Quello che sosterremo – ha anticipato la leader di Fratelli d’Italia – è anche che la riforma, assolutamente pasticciata, avrebbe invece dovuto andare oltre, magari anche toccando la prima parte della Costituzione su punti cruciali come la possibilità di prevedere un tetto alla tassazione, o di votare sui trattati internazionali che limitano la nostra sovranità. Vogliamo dimostrare – ha quindi concluso – che esiste un centrodestra che può stare in partita, che ha una proposta politica credibile».