Sorpresa, il killer di Monaco non è un neonazista ma un iraniano…
Sorpresa, sorpresona. Il killer di Monaco non è un neonazista e nemmeno un imitatore di Breivik, il pazzo norvegese di funesta memoria, ma è Ali Sonboly, un 18enne iraniano malcresciuto in Germania. Smentiti così tutti i mass media che — imbeccati da fonti governative — per un’intera notte hanno blaterato di “piste nere” e complotti interni.
Rimane l’imbarazzo del governo di Berlino che si premura di escludere legami con l’attacco di lunedì scorso sferrato sul treno a Wurzburg da un afghano con l’ascia. “La strage non ha niente a che fare con l’Isis”, hanno assicurano i poliziotti teutonici che preferiscono parlare di “follia omicida”. Una scelta ipocrita quanto obbligata per la cancelliera e i suoi ministri, fautori di una demenziale politica d’accoglienza, ormai sempre più invisa dall’opinione pubblica, e sostenitori di un multiculturalismo fallimentare quanto insidioso.
Insomma, meglio il pazzo — ovviamente vittima della società o del bullismo, e dunque da capire e compiangere — che affrontare gli intricati nodi di uno scenario sempre più inquietante e pericoloso. Fa nulla se proprio ieri, la polizia criminale federale (Bka) aveva avvertito della minaccia di nuovi attentati sui treni e, mercoledì scorso, persino il ministro degli Interni Thomas de Maiziere aveva parlato di una situazione sempre più grave e paventato possibili attacchi del terrorismo islamico.
Mentre Monaco si appresta a seppellire i suoi morti e la Germania è sconvolta da terrore, la Zdf, la tv pubblica tedesca, è però in altre faccende affacendata. I televertici vogliono la cancellazione “eterna” della fortunata serie de L’Ispettore Derrik, tanto amata da Indro Montanelli e da milioni di spettatori. Il motivo? Nel 2013 si era scoperto che il protagonista Horst Tappert, defunto nel 2008, aveva indossato la divisa delle Waffen SS nel lontano ’43. Orrore e conseguente epurazione postuma. Non vi è futuro per un paese ammalato di tabù, correctness e stupidità.