La “strana coppia” Erdogan-Putin mette i brividi a Barack Obama
Ancora un paio di settimane fa, era il nemico che lo accusava di aiutare l’Isis, reprimere il dissenso interno e rubare miliardi. Adesso, nelle formidabili giravolte della geopolitica di frontiera, Vladimir Putin sembra ritornare la sponda preferita nel doppio gioco del sultano Erdogan con le cancellerie occidentali. La lettera di scuse, inviata a fine giugno da Ankara per il jet abbattuto al confine siriano, non poteva avere tempismo migliore. Qualche ora fa, i due leader sono tornati a parlarsi. Al telefono, Putin ha espresso la sua solidarietà, confermando il sostegno al «governo democraticamente eletto» e promettendo «presto» un incontro. Secondo la presidenza turca, già la prima settimana di agosto.
Erdogan pronto a riavvicinarsi alla Siria, protetta da Putin
Potrebbe essere quella l’occasione per testare la “nuovissima vecchia alleanza” con Putin sul terreno più delicato: la crisi siriana. Nei giorni precedenti il golpe fallito, Erdogan aveva espresso un’inedita apertura a un riavvicinamento con Damasco, senza però far cadere la condizione dell’uscita di scena di Bashar al Assad, che Mosca continua invece a difendere. Ma anche sulla Siria, il flirt tra Erdogan e Putin è appena ricominciato. E il leader turco pare intenzionato a sfruttarlo come arma di ricatto nei confronti dell’Amministrazione Obama, cui è legato dall’alleanza Nato.
Curdi e il predicatore Gulen nel contenzioso Turchia-Usa
Il blocco dello spazio aereo sulla base strategica di Incirlik, per adesso rientrato, è solo il primo passo. Da lì, partono i raid della coalizione anti-Isis contro lo Stato islamico nel nord della Siria. La riluttante concessione della base ai caccia di Usa e alleati è arrivata solo un anno fa, dopo forti pressioni e, secondo molti, anche per giustificare un clima di guerra contro i curdi. Che restano l’altro ago della bilancia di un possibile patto con Mosca. Se Erdogan dovesse ricevere le rassicurazioni che Washington non gli ha dato su una frenata della loro espansione territoriale nel nord della Siria, a ovest del fiume Eufrate, molte strategie potrebbe tornare in discussione. La contropartita chiesta dal sultano nel braccio di ferro con l‘America è pesante: Fethullah Gulen, lo stratega del golpe secondo Ankara, in Pennsylvania vive indisturbato e rispettato da 17 anni. Per gli Usa, immolarlo sull’altare degli equilibri internazionali non sarà facile. Ma Erdogan, risorto dopo la sua notte infernale e tornato a ruggire nelle piazze, non sembra più disposto a mediare.