«Hillary, ci pensiamo noi»: lo staff della Clinton getta fango anche su Putin
La campagna per la Casa Bianca 2016 non risparmia nessuno e ricorre sempre più frequentemente ai colpi bassi: alcuni parlamentari democratici di prima fila hanno chiesto all’Fbi di indagare alcuni consiglieri della campagna presidenziale di Donald Trump per possibili collusioni con i presunti hackeraggi russi che negli ultimi mesi hanno colpito i pc del partito democratico, della candidata Hillary Clinton e i sistemi elettorali di Illinois e Arizona. Si tratta della guerra senza esclusione di colpi condotta dai guerrafonadi democratici anti-Putin contro Trump, il quale peraltro ha già smentito queste fantasiose accuse, come d’altra parte ha fatto il presidente russo Putin.
Trump continua a recuperare sulla Clinton
Il primo a prendere carta e penna è stato il leader della minoranza al Senato, Harry Reid, che ha scritto al direttore del Federal Bureau of investigation sollecitando indagini su una possibile interferenza russa nelle elezioni per la Casa Bianca. Nella stessa lettera Reid punta il dito, senza farne il nome, contro due consiglieri di Trump con presunti legami con la Russia. Il riferimento è a Roger Stone, che ha detto di essere in contatto con il fondatore di Wikileaks (autore della diffusione dei primi documenti contro Hillary), e Carter Page, consigliere per la politica estera del magnate che ha viaggiato a Mosca in luglio. Intanto il vantaggio di Hillary Clinton su Donald Trump si è ridotto a sei punti, secondo l’ultimo sondaggio Nbc News-SurveyMonkey: 48% contro 42%. La rilevazione è stata condotta tra il 22 e il 28 agosto, prima quindi dello scandalo sessuale che ha investito Anthony Weiner, il marito di Huma Abedin, il braccio destro della candidata democratica. La scorsa settimana l’ex segretario di stato aveva un margine di 8 punti. In una elezione a quattro il vantaggio di Hillary calerebbe ulteriormente: 41% contro il 37% del tycoon. Il libertario Gary Johnson manterrebbe l’11%, mentre la candidata del partito verde, Jill Stein, resterebbe ancorata al suo 5%.