Mediaset a muso duro sul caso Premium: azione legale contro Vivendi
Per ora nessun accordo: Mediaset gioca d’anticipo nella partita con Vivendi e vuole che un Tribunale riconosca le sue ragioni per il mancato rispetto del contratto di acquisto di Premium. Ma è una mossa che fa soprattutto pendere la bilancia dalla parte di chi teme che la vicenda sia molto più grande, con i francesi che possono davvero aver messo nel mirino tutto il gruppo televisivo italiano.
Mediaset presenta l’azione legale al Tribunale di Milano
L’attesa sembrava infatti essere concentrata sul consiglio di amministrazione di Vivendi di giovedì prossimo, quando il board avrebbe dovuto cominciare a discutere una proposta alternativa da inviare a Mediaset, diversa da quella chiaramente inaccettabile di fine luglio che avrebbe portato Fininvest a perdere il controllo del Biscione. Gli avvocati di Cologno monzese lavoravano al dossier, con vista sull’inizio di settembre, per presentare le eventuali cause civili e penali. Invece si è scelto di accelerare, anche se solo con un primo passo: Mediaset ha infatti depositato un’azione legale presso il Tribunale di Milano per «l’effettiva esecuzione del contratto vincolante concluso tra le parti l’8 aprile 2016» per avere «l’esecuzione coattiva e il risarcimento dei danni sin qui subiti stimati per ora in un importo pari a 50 milioni per ogni mese di ritardo nell’adempimento». È un passaggio che in genere il giudice risolve abbastanza rapidamente e in questo caso non sembrano esserci dubbi sulle ragioni di Mediaset.
Il patto parasociale allegato all’acquisto di Mediaset Premium
Il Biscione non è andato oltre, specificando «per chiarezza che l’atto di citazione non riguarda il grave danno complessivo che la risoluzione del contratto non onorato comporterebbe, non inferiore a un miliardo e mezzo di euro, ed è quindi relativo unicamente al ritardo già fin qui accumulato e a eventuali ulteriori ritardi prodotti da fantasiose e dilatorie proposte di accordi diversi dal contratto in essere». Insomma, prima onorate il contratto anche per mezzo di un pronunciamento giudiziale, poi forse si può discutere. I primi analisti che stanno analizzando la vicenda insistono sul fatto che non si è iniziata la causa per danni, che ci si tiene in tasca. Anche perché ora è attesa una mossa simile da parte di Fininvest, che controlla Mediaset con il 34,7%, e che in avvio della prossima settimana depositerà un’azione legale contro Vivendi. Alla holding dei Berlusconi interessa soprattutto il patto parasociale che era allegato all’acquisto di Premium e cioè l’impossibilità dei francesi per tre anni di salire oltre il 5% di Mediaset. Insomma nel previsto scambio azionario al 3,5% tra Biscione e Vivendi ci si fidava, ma fino a un certo punto. Adesso evidentemente ci si fida ancora meno, in curiosa coincidenza con l’Eliseo: il presidente francese Hollande, da sempre critico nei confronti di Bolloré considerato vicino a Sarkozy, in un libro intervista definisce infatti il finanziere a capo di Vivendi come “un cattolico integralista da cui diffidare non solo politicamente: quelli che non lo hanno fatto sono morti, è un pirata”. Per ora da Bolloré e dintorni nessuna riposta, ma non tarderanno ad arrivare.