La minoranza del Pd sfida Renzi: «Vogliamo subito la data del congresso»
10 Ago 2016 8:32 - di Redazione
Se c’è una cosa che fa infuriare Roberto Speranza, è il sospetto dei renziani che la minoranza usi la Costituzione per sabotare il governo e riprendersi il Pd: «Ragionamento miserevole. Stiamo parlando dell’architettura istituzionale dello Stato e una lettura tutta politicista non serve». Ha sentito l’avvertimento del segretario? «Basta risse e basta con la “sindrome di Bertinotti“, non si può fare un congresso al giorno». «Ricordo un hashtag di Renzi a Epifani, Guglielmo fissa la data. Non è nel mio stile, ma questa volta direi #matteofissaladata. Di un congresso del Pd c’è particolarmente bisogno, perché molte scelte sono andate fuori sia dal mandato del congresso, sia da quello delle primarie per la premiership. Penso alla scuola, al lavoro e alle liste bloccate dell’Italicum», si legge sul Corriere della Sera.
Speranza sfida Renzi e invoca il congresso
Se l’Italicum non cambia voterete No, spaccando il Pd? «L’unità la costruisce prima di tutto il segretario. Quando abbiamo votato la riforma del Senato abbiamo chiesto, come condizione, di cambiare la legge elettorale». Qual è il prezzo da pagare per ricompattare il Pd? «L’atto più unitario possibile sarebbe ammettere che Renzi e il Pd hanno sbagliato. Da un anno e mezzo dico che è stato commesso un errore. Mi sono dimesso da capogruppo e non ho votato la fiducia al mio governo, eppure una discussione vera non si è fatta. Oggi mi fa piacere non essere più solo a dire che la legge elettorale non va bene. Lo hanno fatto Napolitano e poi Veltroni, Franceschini, Orfini… Il clima è mutato, serve una iniziativa politica nel più breve tempo possibile. Anche per portare un pezzo significativo di disagio, che c’è nel Pd, su posizioni più aperte al referendum».
La minoranza dem chiede di cambiare l’Italicum
Potreste barattare il Sì con qualche ritocco all’Italicum? «Noi abbiamo proposto il “Mattarellum 2.0”, che è molto diverso dall’Italicum. Piccoli ritocchi estetici non cambierebbero la sostanza. Sulla Costituzione non possono esserci baratti o trattative al ribasso tra me e Renzi. Se la somma tra legge elettorale e riforma costituzionale mi convincerà darò una mano, altrimenti dirò come la penso».