È allarme: nei negozi un furto ogni 5 minuti. 7 su 10 rimangono impuniti
Un furto denunciato ogni 5 minuti: a lanciare l’allarme sull’impennata delle ruberie di cui sono vittime negozi e botteghe in Italia è stata la Cgia, secondo cui il fenomeno ha subito negli ultimi 10 anni una crescita del 170%. Una cifra allarmante. Elaborando i dati Ministero dell’Interno-Dipartimento della Pubblica Sicurezza e Istat, gli Artigiani di Mestre hanno scoperto che nel 2014 (ultimo dato disponibile) le denunce hanno sfiorato quota 106.500. Tra furti e spaccate è stato calcolato che si sono verificati mediamente 292 reati di questo tipo al giorno; 12 ogni ora, praticamente uno ogni 5 minuti. Niente vieta di pensare, sottolinea la Cgia, che negli ultimi 20 mesi la situazione sia peggiorata ulteriormente. Nel 2004 il numero di furti denunciati presso le attività commerciali e artigianali è stato di poco superiore a 39.300, nel 2007 ha toccato il picco massimo di questo ultimo decennio, 107.465. Nel biennio 2008-2009, invece, ha registrato una leggera caduta. E’ dal 2010 che questo reato ha ripreso ad aumentare costantemente, fermandosi, nel 2014, a quota 106.457. Le rapine sono un problema con cui devono fare i conti, in particolare, i commercianti del centro-nord. “Sia in termini assoluti sia in rapporto alla popolazione residente – conferma il segretario della Cgia Renato Mason – l’Emilia Romagna, la Liguria, la Lombardia, la Toscana, il Piemonte, il Veneto e il Lazio sono state le più colpite da questo reato contro il patrimonio. Sebbene i furti presso le attività economiche siano in costante crescita anche nel Mezzogiorno, il fenomeno al Sud presenta una dimensione meno preoccupante che nel resto d’Italia”. Il 77,3% dei furti nei negozi, peraltro, rimane impunito. Tra i 36.700 autori di rapina, oltre il 60% è straniero e il restante 40% circa di nazionalità italiana. Tra gli stranieri che sono stati catturati dalle forze dell’ordine poco più di 1 su 4 era romeno (9.956 persone pari al 27,1% del totale degli arrestati nel 2014). Seguono i marocchini (2.291 persone, 6,2) e gli albanesi (1.133 persone, 3,1).