Ecco perché ad Aleppo l’Onu mostra ancora tutta la sua impotenza
A che serve l’Onu? È mai servito a qualcosa? Dal Palazzo di Vetro ululano sul dramma di Aleppo, martoriata e millenaria città della Siria, e la domanda torna spontanea alla mente. L’Onu avverte: c’è il rischio di una “catastrofe umanitaria senza precedenti” ad Aleppo. E lo fa con la sua figura più importante, il segretario generale Ban Ki-moon nell’ultimo rapporto al Consiglio di Sicurezza. Ban esorta Usa e Russia a raggiungere rapidamente un accordo per il cessate il fuoco e denuncia che per conquistare il territorio “vengono condotti attacchi indiscriminati nelle aree residenziali, anche attraverso l’uso di bombe a botte, nei quali rimangono uccisi centinaia di civili, tra cui decine di bambini”. Ma se Usa e Russia cessano il fuoco, le milizie jiadiste e i tagliagole dell’Isis faranno lo stesso? Il Califfo ascolterà l’Onu? Questo Ban Ki-moon non lo dice. E neppure lo spera. Svelando quanto sia inutile l’esortazione. Inutile e bislacca come è stata l’idea del corridoio umanitario per far giungere alla popolazione di Aleppo, devastata dalle sofferenze e dalla fame, cibo e acqua. Idea firmata Onu, manco a dirlo. Idea di menti oggettivamente svagate. Frustrate forse dal fatto di non essere mai riuscite a far cessare alcun conflitto né a bloccarne uno che sia uno. Perciò per Aleppo la proposta è di un paio di giorni di tregua per l’invio di acqua e vettovaglie. Geniale! Meglio morire con la pancia piena! Questa è l’Onu. Miriadi di funzionari strapagati, agenzie, palazzi, delegazioni. Tutti dietro un solo nome, una sola bandiera: Onu. Una vetrina con tribuna e marmi di color verdastro a disposizione di qualsiasi capo politico o religioso che si trovi a passare da New York, sia un sanguinario dittatore o un alfiere dei diritti civili. Istituzione dai costi impressionanti e segreti. A noi italiani, ad esempio, sempre così generosi col denaro pubblico, costa un occhio della testa. Novanta milioni l’anno solo per il suo funzionamento. E circa 300 milioni l’anno per pagare le missioni alle quali partecipiamo. Prepariamoci perciò, è l’Onu che lo vuole: subito un po’ d’acqua e un po’ di cibo ad Aleppo. E che il massacro continui.